I friulani all’Opera una grande storia in 280 voci liriche

Si riscoprono la Ferrarese in scena con Mozart e il gigante del Metropolitan, Bonaldo Giaiotti
Di Nicola Cossar

di Nicola Cossar

Amalia Alboni, contralto, nata a Trieste nel 1863 e morta nel campo di Auschwitz nel 1943. Marisa Zotti, mezzosoprano, nata a Poggio Terza Armata nel 1933. Sono l’alfa e l’omega di un grande ideale e formidabile coro lirico formato da 280 figli della nostra terra. Lo ha messo insieme, per la prima volta nella storia, Bruno Rossi, musicista, editore e ricercatore udinese innamorato - come pochi - della Piccola Patria, cui ha voluto donare . Voci liriche del Friuli, un lavoro enciclopedico straordinario: due volumi di grande formato per 1480 pagine, impreziositi da 750 immagini, che ripercorrono oltre tre secoli di storia del melodramma attraverso biografie (di 280 cantanti, appunto), molte scoperte, un’infinità di locandine d’opera e tante curiosità.

Un lavoro specialistico che alla fine specialistico non è: prima di tutto rappresenta un dono alla cultura della nostra regione e poi è una miniera di informazioni. Lo sapevate, per esempio, che la prima Fiordiligi era una friulana di Valvasone che Mozart amava? E che Bonaldo Giaiotti è il cantante friulano più conosciuto e amato nel mondo? Insomma, siamo di fronte ad un’opera che dovrebbe fare bella mostra di sé in biblioteche, università, conservatori e scuole di musica.

Amore e musica. Perché questo lavoro? «È un gesto d’amore - spiega Rossi -. Ho sempre avuto molti amici fra i cantanti lirici: Mirna Pecile, Bonaldo Giaiotti, Ruggero Bondino, l’indimenticabile Bruno Sebastian. Per questo in passato avevo fatto diverse ricerche sulla vocalità nella nostra regione, trovando però ben poco. Così ho cominciato un percorso nuovo, lungo e ancora più metodico. Partendo dal Giornale di Udine, sono passato alle biblioteche e ai teatri di tutta Italia, arrivando fino a Vienna e a New York. Quintali di carte, tantissime notizie che pochi di noi conoscevano, artisti amati da Mozart, Mascagni, Toscanini e Karajan. Poi ho intervistato tutti i cantanti che mi è stato possibile». E la scintilla? «Gli affetti familiari. Se ami una ragazza che studia canto come soprano (con Ada Krainz), la segui e ti appassioni a quello che fa. Io sono musicista, quindi a maggior ragione... Quel soprano è mia moglie Annamaria».

L’impresa. Sei anni di lavoro instancabile, certosino, migliaia di ore spese a ricostruire schede, curricula e biografie, a ordinare appunti, a trovare foto e dipinti per questa enciclopedica supersquadra lirica racchiusa nei due volumi della Pizzicato. Rappresenta tutta la regione? «No. Ho preso in considerazione l’area storica, geografica e culturale che va dal Livenza al Timavo, con escursioni nella valle dell’Isonzo, in Slovenia, seguendo l’impronta, profonda, lasciata dall’impero austro-ungarico. Ecco perché il Goriziano e il Gradiscano: per le loro radici friulane e italiane. Ne è uscita una sorta di dizionario enciclopedico, ma credo interessante e affascinante, per musicisti e non».

Le prime celebrità. Qui ci sono tante chicche. A cominciare dal castrato contralto gemonese Valentino Urbani (1673-1756). Con il nome d’arte di Valentini, fu acclamato interprete di Haendel. Un’autentica star al Queen’s Theatre di Londra. Un secondo cantante... di grido è un altro castrato contralto (o forse soprano): l’udinese Pasqualino Tiepoli, che morì a Roma nel 1742, specializzato nelle opere del citato Haendel e di Alessandro Scarlatti. E grazie a Rossi riscopriamo il soprano udinese Italia Del Torre (1864-1909), che girò con successo l’Europa assieme a Toscanini. Venendo al ventesimo secolo, altra voce da riscoprire è quella del tenore di Gradisca d’Isonzo Josip Rijavec (1890-1959), che ammiriamo in una foto mentre canta accompagnato al pianoforte da Pietro Mascagni.

Una friulana per Mozart. Chi fu la prima Fiordiligi di Mozart? Un soprano di Valvasone: Adriana Ferrarese, nata nel 1759. Il 26 gennaio 1790 Così fan tutte debutta al Burgtheater di Vienna e lei è sul quel leggendario palco. Mozart se ne innamora (musicalmente parlando) al punto da dedicarle due arie. Adriana canterà in tutta Europa, interpretando altre opere del genio salisburghese, ma anche di compositori come Gluck, Salieri, Paisiello, Cimarosa, Giordano e Mayr. Aneddoti, vite d’artista che rinascono grazie al lavoro di Rossi.

Bonaldo il grande. Non si fanno mai classifiche, ma la tentazione è grande. Allora commettiamo subito il peccato e diciamo che, se in Friuli c’è stato un grande della lirica, questo è Bonaldo Giaiotti da Ziracco: nessuno può vantare 430 recite solo al Met di New York. Nessuno. Il leggendario basso, che oggi vive a Milano, faceva il mobiliere e il restauratore in Friuli. Poi andò a lavorare proprio nel capoluogo lombardo e lì cominciò a prendere lezioni di musica. Fece subito bene, tanto che vinse il concorso Viotti. Vi aveva partecipato anche Pavarotti: «Luciano non fu nemmeno segnalato. Ho visto le carte» commenta Bruno. Come finì al Met? «Il procuratore del mitico teatro americano era venuto in Italia a cercare voci. Lo scelse e lo indirizzò per il perfezionamento ad un maestro milanese, che lo formò al meglio: così New York gli spalancò le porte, per tantissime stagioni». E gli altri? «Oggi la nostra regione è conosciuta grazie a Furlanetto, alla Cedolins, alla Dell’Oste, alla D’Intino, alla Scaini. Molti altri andrebbero citati e mi scuso se non lo faccio qui. Troppi ci hanno lasciato recentemente, come Alfredo Mariotti. È chiaro comunque che la memoria del cuore viene sempre prima - commenta Rossi -. Così mi è particolarmente caro il ricordo di Bruno Sebastian. Studiavamo insieme al conservatorio e abbiamo tenuto anche qualche concertino: io al violino e lui al pianoforte. Poi ha imboccato - con il successo che sappiamo - la strada della lirica. Sono legatissimo ai suoi Otello: ha interpretato questo capolavoro di Verdi più di 300 volte!».

Voci giovani. E oggi? Quali sono le voci giovani più interessanti? Bruno Rossi è un autentico gentleman e ama tutti coloro che fanno musica, così risponde che «ci sono delle belle voci e delle belle promesse, giovani determinati che ci daranno tante soddisfazioni. Tutti sono preparati grazie a ottimi insegnanti, molto spesso seguono corsi di perfezionamento, anche all’estero. Nomi non ne faccio, però dico che le voci più interessanti vengono dal Pordenonese, da Gorizia e e dalla Bassa friulana».

Il Principe e il Friuli. E per finire torniamo all’inizio, al seme di riflessione che ci lascia un grande della cultura regionale e italiana come Quirino Principe. Scrive lo studioso goriziano nell’introduzione: «Il libro di Bruno Rossi potrebbe essere, e lo speriamo con tutte le forze, il segno di un nascente kairòs, di una pienezza dei tempi, di un finalmente, di un avvento. Infatti, è vero che Voci liriche del Friuli può e deve essere considerato un lavoro specialistico, di ricerca tipica delle scienze dure e non di quelle molli, essendo frutto di ricerche incrociate e varie per natura. Lavori analoghi e pregevolissimi sono d’immensa utilità per gli studiosi, ma risultano ostici alla lettura, se non addirittura illeggibili. Il libro di Bruno Rossi esce da questa ferrea legge: sotto l’apparenza di una sequenza di lemmi da dizionario, esso racconta le storie, le vite, le vittorie e le sconfitte di artisti per definizione irrequieti, egocentrici e girovaghi. Se possiamo sperare che la nostra cultura nazionale si appassioni a una vicenda nobile e sovente eroica com’è quella della cultura friulana, allora tentiamo di accostare, per illuminazione reciproca, queste Voci liriche del Friuli a un’altra recente clamorosa pubblicazione avente per oggetto la qualità e la morfologia della musica nata da terre friulane: Un voyage à Résia di Ella Adaïewsky, trapiantata da San Pietroburgo a Tarcento verso il 1880 “soltanto per amore della terra friulana”».

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