Hendel in dialogo con Leopardi «Essere vecchi non è male»

L’attore domani al Giovanni da Udine con “La giovinezza è sopravvalutata” Un monologo incentrato sul tema della vecchiaia aprirà la stagione estiva

Mario Brandolin

In un immaginario colloquio nientemeno che con Giacomo Leopardi, di cui mette in discussione la passione che questi drammaticamente nutriva per la giovinezza («dell’arida vita unico fiore»), il toscanaccio e spesso irriverente Paolo Hendel si cimenta con un tema, quello della vecchiaia in ironica contrapposizione con la giovinezza, con un monologo ironico e sferzante che non mancherà di divertire il pubblico. “La giovinezza è sopravvalutata” questo il titolo del monologo che aprirà la stagione estiva del Giovanni da Udine giovedì 2 luglio alle 21 sull’apposito palcoscenico all’aperto tirato su nello spazio antistante il teatrone.

Partendo dal presupposto che «c’è un solo modo per evitare di diventare vecchi: morire prima. Ma non mi sembra una gran soluzione», il popolare comico cercherà, come del resto ha già fatto nel volume dello stesso titolo scritto con la consulenza scientifica della geriatra Maria Chiara Cavallini e Marco Vicari che ha anche contribuito al copione dello spettacolo la cui regia è affidata a Gioele Dix, di disquisire, tra il serio e il faceto, su quell’età della vita che nel mondo di oggi sembra essere cosa di poca importanza, relegata in secondo piano, essendo tutti i riflettori puntati sui giovani.

Tutta questa attenzione all’età ultima in Hendel nasce dal fatto che un giorno la geriatra stava per visitare l’attore anziché l’anziana madre. Come è andata?

«È andata proprio così, per cui ho cominciato a chiedermi se veramente la vecchiaia, cui mi sto approssimando, fosse veramente quella cosa terribile come viene presentata dal pensiero comune. Ovviamente il tutto come un gioco, come sempre faccio e cioè cercare di ridere delle cose della vita che spesso sono tutt’altro che allegre. È così gli anni che passano sono cose attorno alle quali vale pena di scherzare e ridere per togliersi addosso le paure, esorcizzare tante inquietudini e tante preoccupazioni, che’ il gioco sulla vecchiaia significa parlare di tutto e di tutti».

Umberto Eco, se non ricordo male, diceva che la vecchiaia non sono tanto gli anni accumulati, ma quelli pochi che ci restano da vivere. E d’accordo?

«Qualsiasi cosa abbia detto Eco è giusta e condivisibile; questa in particolare è perfetta, perché sposta la prospettiva e ti induce all’ottimismo a vivere invece che a rimpiangere».

Che cosa la spaventa di più della vecchiaia?

«In realtà pensò che davvero la giovinezza sia sopravvalutata e con tutto l’amore per Giacomo Leopoardi non mi pare che “la detestata soglia di vecchiezza” sia così terribile, così detestabile. E non vorrei essere frainteso, sono contento di essere stato giovane e mi dovesse capitare lo rifarei volentieri, ma mi sono trovato benissimo anche dopo, per cui c’è il modo di vivere la stagione della terza età con ottimismo, nonostante il periodo difficile che stiamo vivendo e che colpisce soprattutto i più anziani».

Lei fa parte di quella schiera di intellettuali e artisti che Curzio Malaparte definiva “maledetti toscani”, cosa c’è di particolare nell’intelligenza e nello spirito toscano?

«Credo in realtà che ogni regione d’Italia – e questa è la bellezza del nostro paese – ha le sue caratteristiche. Si pensi alla comicità napoletana, a quella milanese, romana... a me in particolare piace giocare su un tono fanciullesco, laddove anche la parolaccia, la battuta salace e icastica, l’ammiccamento spregiudicato hanno però il dono della leggerezza del gioco. Detto questo credo che il libro di Curzio Malaparte sia di parte e troppo generoso con noi toscani».

Lei è diventato molto popolare con programmi televisivi per i quali ha creato personaggi, ormai mitici, come la parodia dello squalo della finanza Carcarlo Pravettoni: quale è oggi il suo rapporto con la TV?

«Sarebbe buono e dico sarebbe perché non c’è. Anche se il teatro, i monologhi a teatro sono il primo passo da cui poi nascono i personaggi per la TV».

E con la politica di oggi di cui è sempre stato un fustigatore e neanche tanto tenero, come la mette?

«È un momento molto confuso per cui riesce anche difficile fare satira, mancando dei veri e propri eroi, tra virgolette, dei giganti. E qui mitaccio». —



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