Grazia Di Michele e i “Folli voli” spiccati da Udine

La cantautrice pubblica un disco in cui è solo interprete. Cover storiche tradotte da Zeppieri 
UDINE. Esce venerdí “Folli voli” (Egea Music), il nuovo disco di Grazia Di Michele nato a Udine grazie alla collaborazione con Alberto Zeppieri nella veste di autore e produttore. Il progetto è nato dopo un concerto benefico al Giovanni da Udine, al quale la cantautrice romana aveva preso parte, applaudita.


È lei stessa a raccontarci genesi e contenuto del disco, il primo della carriera in veste di interprete. «Mi sono presa una vacanza dalla scrittura e volutamente non ho composto neppure una nota, affidandomi, per i testi, agli adattamenti creativi di Alberto, che ha condiviso con me ogni passaggio della lavorazione dell’album, che definirei “un progetto a 4 mani e 2 cuori”. Mi ha proposto alcuni brani e i partner con i quali cantare, che non conoscevo, come la polacca Kayah - famosa in Polonia quanto Mina lo è da noi - o come la graca Kaiti Garbi. Ivan Segreto è invece una voce alla quale ho pensato io stessa, immaginando un bell’amalgama col mio timbro. Ma anche in questo caso l’abbinata con Alberto si è rivelata vincente perchè aveva già lavorato con Ivan per il progetto “Capo Verde, terra d'amore”. Ci siamo ritrovati a Milano e abbiamo eseguito in presa diretta il duetto in italiano su “Falling Slowly”, un brano scritto da Glen Hansard e Marketa Irgrova. È stato un momento di deliziosa magia musicale».


Quindi più che di cover stiamo parlando di adattamenti creativi di brani stranieri che hanno come novità la lingua italiana? «Proprio cosí. Mantenendo però perfettamente sonorità e metrica; spesso spaziando su tematiche di pura fantasia, come nel caso di canzoni scritte originariamente da Idan Raichel (portavoce mondiale della cultura ebraica, ndr) e dalla colombiana Marta Gomez; o come “Vita che prendi a morsi”, il nostro libero adattamento di “Life is a rollercoaster”; altre volte rimanendo più fedeli al testo originale, a esempio con Noa (“Uri dai capelli neri”) o la brasiliana Adriana Calcanhotto (“Sarei così senza te”)».


Dopo questa bella e insolita esperienza di semplice interprete e non autrice, quale sarà il suo prossimo progetto?


«Vorrei che questo disco diventasse un format dal vivo. Sta nascendo un progetto improntato su ritratti femminili, donne e bambine che vivono esperienze speciali».


C’è un messaggio che vorrebbe dare all’universo femminile?


«Qualcuno nei secoli ha cercato di zittire le donne, di bruciarle, mortificarle, nasconderle... spesso riuscendoci. La forza delle donne, la capacità di resistenza e di sopravvivenza a volte sembra svanire. Dovremmo rispettarci di più per poi farci rispettare».
(t.m.)


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