Gorizia ospita una mostra sulla rivoluzione russa: da Kandinskij a Malevič

GORIZIA. È accaduto spesso che le rivoluzioni, in quanto promesse di libertà, si riverberassero sull’arte concedendo l’illusione o, meglio, il sogno, di potersi esprimere senza barriere.
Quest’anno si celebrano i cent’anni dallo scoppio di una delle più “celebri” rivoluzioni, quella russa, e Gorizia ne mette in luce, attraverso un’interessante esposizione, il condizionamento che i suoi flussi di pensiero ebbero sull’ispirazione degli artisti.
La mostra, che s’intitola “La Rivoluzione Russa. Da Djagilev all’astrattismo (1898-1922)” è organizzata dalla Regione Friuli Venezia Giulia attraverso l’Ente regionale per il Patrimonio culturale – Erpac ed è allestita a Palazzo Attems Petzenstein fino al 25 marzo.
A immergere il visitatore fin dall’inizio del percorso espositivo nell’argomento e nell’imponenza espressiva che è una peculiarità del popolo russo, è un’installazione multimediale che discosta la mostra dalla tradizionale visione “frontale” delle opere esposte.
Attraverso i sussidi multimediali che punteggiano il percorso è possibile avere un approfondimento sui fatti storici con l’ausilio di suoni e voci. L’accoglienza, tuttavia, è davvero esplosiva, anche nell’intento dei curatori della mostra.
Come ha spiegato Giuseppe Barbieri del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali (Università Ca' Foscari di Venezia, centro studi sulle arti della Russia), «le ICT hanno un obiettivo principale, quello di rendere il più possibile interattiva la visione delle opere d’arte, informando, coinvolgendo e avvicinando il passato al nostro attuale immaginario visivo».
Il risultato è una sorta di teatralizzazione della cultura e della storia che immerge il visitatore nel passato di un popolo che ha avuto profonde influenze su stile e pensiero globali.
In mostra a Gorizia si potrà avere il privilegio di ammirare opere di artisti molto noti come Kandinskij, Malevič, Končalovskij, Larionov, Tatlin e manufatti meno conosciuti ma altrettanto rappresentativi.
Cartellonistica, arte applicata, fotografie, documenti dimostrano come ogni settore dell’arte fosse permeato dalla ventata di novità rappresentata dalle nuove correnti culturali legate alla rivoluzione.
Spesso, le idee dei giovani artisti, coincidevano con slogan politici, ed erano espressioni di rottura verso il passato. In questo contesto, ad esempio, Kazimir Malevič, pioniere dell'astrattismo geometrico e delle avanguardie russe, nel 1915 dipinse il celeberrimo Quadrato nero su fondo bianco sancendo la nascita di una delle più grandi rivoluzioni dell’arte del Ventesimo secolo.
Malevič credeva che le forme pittoriche non dovessero derivare da modelli preesistenti. Era fermamente convinto, piuttosto, che la creazione dovesse fondarsi sul colore.
Ci ripenserà anni dopo con un ritorno alla figura e la riscoperta dei maestri antichi, coincidente con il rifiuto del realismo socialista. Di Malevič in mostra a Gorizia ammiriamo Stazione senza fermata. Kuncevo (1913). Folgorante, in mostra, anche l’incontro con le donne della rivoluzione, a cominciare dal ritratto di Anna Achmatova di Ol’ga Della Vos-Kardovskaja.
Un ritratto dolce e austero com’era questa figlia della Rivoluzione russa, poetessa che sapeva combinare sensualità e profondità filosofica.
L’esposizione a palazzo Attems si inserisce nella più vasta congerie di manifestazioni legate alle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, che vide Gorizia suo malgrado protagonista.
L’arte russa, tuttavia, e le diverse correnti che la caratterizzarono, seguirono percorsi diversi rispetto ai modelli stranieri permeati dagli eventi bellici, di cui si impossessò generando nuovi significati. I semi di quella nuova e originale estetica germogliano ancora oggi e la loro forza dirompente è ben enucleata nel percorso espositivo goriziano.
Il percorso si articola in sei sezioni, ciascuna corrispondente a un anno specifico e cruciale, e ciascuna recante un sottotitolo tematico, che incrocia eventi storici, movimenti culturali, pratiche artistiche e opere concrete: dipinti, opere su carta, oggetti, documenti.
Le opere provengono da alcune delle principali istituzioni moscovite, in gran parte dalla Galleria Tret’jakov, cui si aggiungono il Museo delle arti decorative e applicate e il Museo di Storia contemporanea della Russia (già Museo della Rivoluzione), nonché il Fondo Alberto Sandretti presso la Fondazione Feltrinelli di Milano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto