Gorizia 1916, la vittoria dopo terribili battaglie

Oggi in edicola con il Messaggero Veneto il libro della storica Marina Rossi Cent’anni fa le forze del generale Cadorna conquistarono la città

Oggi, con il nostro giornale, sarà in vendita il volume di Marina Rossi dal titolo: 1916. La presa di Gorizia. Dall’Isonzo al Dnestr. Italiani su tre fronti.

L’8 agosto 1916 un pugno di soldati agli ordini del sottotenente Aurelio Baruzzi riusciva ad apririsi un varco per entrare a Gorizia seguìto l’indomani dal grosso delle truppe italiane. In questi giorni ricorre dunque il centesimo anniversario della presa della città da parte delle forze di Cadorna. Un successo che rilanciò momentaneamente le fortune del nostro capo di stato maggiore, la cui stella era stata offuscata da un anno di guerra sanguinosa, combattua senza ottenere mai le vittorie rapide e roboanti promesse dalla propaganda.

Poi, simile a un colpo di grazia, era arrivata la Strafexpedition austro-ungarica, bloccata prima che le truppe della duplice monarchia dilagassero nella pianura veneta prendendo il Regio Esercito alle spalle. Con il successo di Gorizia, per qualche giorno Cadorna tornò a essere un grande condottiero, osannato da tutti; anche da coloro che ne chiedevano la sostituzione. Il 1916 è un altro anno guerra di logoramento su tutti i fronti. La vittoria non si può conseguire sul campo di battaglia. Troppo grandi sono gli eserciti che si battono lungo fronti senza fine. Avrà successo chi obbligherà l’avversario a consumare ogni sua risorsa fino a che più nulla gli resti. Eppure, nonostante ciò, scrive Marina Rossi, tanto a Occidente quanto a Oriente: «I comandi militari spingono all’assalto truppe stremate dalla sofferenza sperando invano nell’attacco definitivo che porti alla vittoria ed alla fine dell’immane macello. L’orrore della guerra di trincea è inenarrabile e chi lo vive non lo deve raccontare per non allarmare l’opinione pubblica. L’hanno ben compreso i soldati vincolati al silenzio dagli obblighi imposti dalla censura militare e trattati con diffidenza dai civili durante brevi e sospiratissime licenze. L’apparato di propaganda attivato dai media del tempo creava un solco di incomprensione tra chi la guerra la viveva per davvero e chi si limitava ad immaginarla ed a proporla dipinta di rosa».

Coerentemente con la linea interpretativa che la Rossi ha già proposto e sviluppato nei due volumi precedenti Agosto 1914. Il suicidio d'Europa e 1915: L'Italia in guerra. Esperienze e memorie degli italiani delle ex-terre irredente, anche in questo lavoro, la studiosa triestina ha «voluto seguire i destini degli italiani mobilitati del Regio Esercito e quello degli italiani inquadrati nei ranghi dell’esercito a.u., nel segno della pietas civile, dell’empatia e della comprensione per i combattenti vittime di complessi giochi politici cui era impossibile sfuggire». I tre fronti a cui la Rossi si riferisce in questo nuovo libro «sono quello carsico e isontino, il fronte balcanico con particolari riferimenti all’Albania e al Montenegro, quello orientale, nei territori della Volinia, della Bucovina, della Bessarabia, dove furono relegati gli italiani dell'esercito a.u. a conclusione della vittoriosa controffensiva sferrata dagli austro-ungarici dalla primavera all'autunno del 1915.

Marina Rossi collabora dal 1997 alla pagina della cultura del Piccolo ed è specializzata nella storia di frontiera. Studiosa della Grande Guerra è nota anche per le ricerche riguardanti l'Unione Sovietica.

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