Gli 80 anni di Aldo Colonnello: «La cultura va sempre sostenuta»

Forse “portato dalla Befana”, come si legge nel suo profilo, sul sito web del Circolo culturale Menocchio, compie oggi 80 anni Aldo Colonnello (nato a Spilimbergo il 5 gennaio 1940), per il quale è arduo elencare le tante virtù che ne fanno una delle figure più importanti della cultura friulana, e non solo. Ci vengono in soccorso alcune parole di Claudio Magris, che così disse di lui: «C’è chi sa essere attento ai valori del luogo restando immune da quella visceralità municipale che oggi rende spesso così ottusa e regressiva la riscoperta di identità ed etnie». Con questo spirito ha sempre lavorato Colonnello, nel segno di una cultura pura, civile, profondamente radicata ai suoi luoghi di appartenenza ma assolutamente slegata da una visione provinciale.
Mettendoci competenza, passione e cuore, fosse fra i banchi di scuola che lo hanno visto amatissimo maestro elementare fino al 1996 quanto fra gli scaffali della biblioteca di Montereale Valcellina che fondò nel 1969, o nella veste di colonna portante – insieme a Rosanna Paroni Bertoja – del Circolo culturale Menocchio, esperienza avviata nel 1989 in quel microcosmo del Friuli in cui sono maturate esperienze culturali straordinarie.
Un compleanno, il suo, che induce a tracciare bilanci, a partire da ciò che lei ha sempre definito la sua “scuola”: un’infanzia poverissima. E poi il suo mestiere di maestro...
«Da bambino, siccome a casa nostra purtroppo non c’era sempre da mangiare, mi venivano in soccorso le rive del Tagliamento. Lì ho imparato a osservare, a prevedere quando sarebbero maturate quelle noci o quelle bacche, un metodo che ho cercato di riproporre nell’insegnamento, aiutando bambini a porsi sempre delle domande, a costruire ipotesi, oltre che a ragionare e ad assumersi sempre le proprie responsabilità. Non mi è mai piaciuto però che mi chiamassero maestro: abbiamo imparato insieme un po’tutti, reciprocamente, a crescere e a pensare con la propria testa».
La sua vita è indissolubilmente legata alla cultura, della quale lei ha una visione precisa.
«La intendo come servizio pubblico, accessibile a tutti e che deve essere sostenuto, sempre, soprattutto in aree periferiche, dove spesso i libri non ci sono o non circolano. Dove è necessario far respirare ai bambini un’aria diversa, offrire strumenti affinché ognuno pensi in modo libero, consapevole e responsabile. E possa fare la sua parte, avendo l’umiltà di pensare che c’è sempre qualcuno che ne sa più di lui».
E come giudica lo stato di salute della cultura regionale?
«Intanto stiamo attenti a non sterminare le piccole realtà periferiche, dove c’è un patrimonio di umanità e di gente che nel suo lavoro ce la mette tutta. Sono poi da sempre contrario all’”eventismo” e anche a questa forzatura del collegamento della cultura con il turismo. Cultura è cultura, le altre sono conseguenze indirette e non fanno parte della finalità per le quali si dovrebbe fare cultura oggi. Con le collane del Menocchio abbiamo pubblicato oltre 250 libri e più che venderli li abbiamo sempre fatti circolare perché il nostro scopo non è mai stato il lucro, ma la loro diffusione. E distribuito almeno diecimila libri “in viaggio”, che adesso portiamo anche nei locali pubblici o sui treni».
Ha pubblicato le poesie di Federico Tavan, il primo “librino” di Mauro Corona...Da dove le viene questa capacità di scoprire talenti? «“Qualche volta è stato il caso...come è accaduto per Federico o anche con Carlo Ginzburg, che quando di Menocchio non si sapeva niente neanche in Friuli mi arrivò a Monterale, nel 1976, con quel suo libro ( “Il formaggio e i vermi”) sconosciuto in Italia e che a oggi ha avuto 27 edizioni, l’ultima in cinese».
Al di là dei grandi nomi che avete pubblicato o che hanno frequentato il Friuli anche grazie al Menocchio, lei ha incrociato personaggi come Novella Cantarutti e pre’Bepo Marchetti che ebbe come insegnanti, o padre Turoldo, suo grande amico. Ma qual è stato il più significativo nella sua vita?
«A dire il vero è una persona che non ho mai conosciuto, Jean Piaget (uno dei più importanti studiosi della psicologia infantile). E poi mio padre, mia madre, mia nonna, loro li tengo sempre in una tasca del cuore».
Come vede il suo futuro Aldo Colonnello?
«Vorrei continuare a “fare” affinché altri facciano meglio di me, Quando ho ricevuto la laurea honoris causa in Scienze della formazione (2016, Università di Udine) dissi che non era per me, ma per tutti coloro che ho incontrato nel corso di una vita fortunata, che mi ha costretto a tentare di fare sempre meglio guardando al futuro».
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