Giuliana Morandini la signora friulana della letteratura mitteleuropea

La scrittrice di Pavia di Udine è morta a Roma a 81 anni Narratrice d’un mondo femminile osservato con passione 
La scrittrice e saggista Giuliana Morandini. ANSA/++PER GENTILE CONCESSIONE DELLA FAMIGLIA - HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++
La scrittrice e saggista Giuliana Morandini. ANSA/++PER GENTILE CONCESSIONE DELLA FAMIGLIA - HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

Paolo medeossi

È morta a Roma Giuliana Morandini, la signora friulana della letteratura mitteleuropea e tedesca. Scrittrice e saggista, aveva 81 anni ed era nata a Pavia di Udine, ma la sua vita personale e intellettuale si è svolta soprattutto tra Venezia e Roma, pur non perdendo i contatti affettivi con la terra d’origine, ravvivati con entusiasmo durante le iniziative e le premiazioni organizzate nella capitale dal fogolar presieduto dal mitico Adriano Degano.

Giuliana, raffinata ed elegante signora, aveva saputo guardare con attenzione al mondo affascinante e complesso della Mitteleuropa, distinguendosi così da buona parte della letteratura friulana, che solo in poche occasioni (per esempio, la poesia di Leonardo Zanier) ha saputo avere tale tipo di approccio verso quanto accade oltre i nostri confini e i microcosmi friulani.

Giuliana Morandini aveva approfondito conoscenza e intuizioni analizzando il rapporto tra letteratura e psicanalisi, caratteristica che ha fatto di Trieste uno dei “luoghi sacri della cultura italiana”, come disse Carlo Bo. Da simili predilezioni è scaturita un’ampia parte del suo impegno saggistico, dedicato per esempio a Italo Svevo e agli autori triestini più noti, da affiancare alla passione verso l’opera pasoliniana (del quale ha curato l’edizione tedesca dei lavori teatrali).

Ma Giuliana Morandini è stata letta con ammirazione e sarà ricordata in particolare anche per come si è occupata di tematiche femminili. Con un saggio di forte dedizione sociale, quale “E allora mi hanno rinchiusa”, pubblicato da Bompiani, vinse nel 1977 il premio Viareggio ponendo davanti alla sensibilità di tutti il dramma delle donne rinchiuse nei manicomi.

Ciò avveniva in un’epoca di lacerante dibattito sulla legge Basaglia, approvata l’anno dopo e che nacque proprio dalla rivoluzione del 1968 negli ospedali psichiatrici della regione, a Gorizia e poi a Trieste. Giuliana, con piglio da inchiesta svolta tra l’antropologico e il giornalistico, raccontò una situazione ancora ignorata e rimossa, svelando la sofferenza psichica delle donne.

La scrittrice replicò nel 1983 il successo nel prestigioso premio Viareggio conquistandolo per la narrativa con il romanzo “Caffè Specchi”, sempre pubblicato da Bompiani, in cui tornava al clima mitteleuropeo con una vicenda triestina tra emozioni, memorie, slanci vissuti al femminile, in quel caso da Katharina, donna lacerata nell’anima da un confine difficile di tensioni e crisi latente. All’esperienza del romanzo era connessa un’ampia ricerca sulla cultura triestina, raccolta in un volume, “Da te lontano”, che rappresentò una sorta di officina segreta unendo i frammenti narrativi della città-mito.

Tra i premi ottenuti, ci fu anche il Flaiano nel 1992 con il romanzo “Sogno a Herrenberg”, ambientato nella Germania del Cinquecento.

Questi sono solamente alcuni spunti e titoli per citare l’ampia opera lasciataci da Giuliana Morandini, che si è dedicata inoltre all’attività critica, al teatro, al giornalismo, al dibattito culturale, ottenendo riconoscimenti in Italia e nel mondo germanico, dove divenne un ascoltato punto di riferimento per chi voleva conoscere la nostra letteratura.

Sarà ricordata come donna colta, gentile, mitteleuropea nel senso più alto e sincero della parola, e come narratrice d’un mondo femminile osservato con passione e acuta capacità di analisi. Tra le sue autrici più amate c’era la poetessa austriaca Ingeborg Bachmann, di cui recensì commossa un libro con le lettere scritte a Paul Celan. Giuliana, affascinata da tanta follia dell’assoluto, scrisse un bellissimo articolo sulle “anime che cercano e si cercano” anche se guardano semplicemente una vecchia cartolina illustrata di Vienna. —



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