Ginzburg e l’importanza del legame con il Friuli: tutto è cominciato qui

Udine 24 Maggio 2019 nico pepe Agenzia Petrussi foto Massimo Turco
Udine 24 Maggio 2019 nico pepe Agenzia Petrussi foto Massimo Turco



“Dai Benandanti a Storia Notturna qualche riflessione retrospettiva”, questo il titolo della lezione tenuta dallo storico Carlo Ginzburg, che ieri pomeriggio all’oratorio del Cristo di Udine ospite della Nico Pepe e nel corso della quale ha ricostruito le tappe del suo lavoro di studioso che proprio in Friuli, in particolare nello scrigno di preziosissimi documenti conservati nell’archivio della Curia Arcivescovile di Udine, ha avuto uno degli stimoli più importanti.

È qui, infatti che il giovane Ginzburg incontrò per la prima volta nelle carte dei processi dell’Inquisizione i Benandanti che sarebbero stati il tema del suo primo libro edito nel 1966, mentre è di dieci anni dopo “Il formaggio e i vermi” che ha come protagonista il mugnaio friulano Menocchio. E di come questi due libri siano entrati prepotentemente nell’immaginario friulano, con spettacoli, circoli culturali, eventi speciali, addirittura tre agenzie di viaggi intitolate ai Beneandanti, lo ha sottolineato Gianpaolo Gri, in una breve presentazione.

E che il Friuli sia entrato in modo così incisivo nell’avventura culturale di Ginzburg, lo ha evidenziato lui stesso, ricordando quando, giovane studente, scopre negli archivi di Venezia, da dove era cominciato il suo viaggio nei processi di stregoneria, con l’intento, poi smontato, di cercare nei fenomeni di stregoneria una forma embrionale e rozza di lotta di classe. Qui si imbatte in Menichino da Latisana, e gli si apre un mondo, quello dei processi inquisitori avvenuti in Friuli, in maniera assai copiosa, fra cinquecento e settecento e che avevano proprio nell’attuale oratorio del Cristo, il loro teatro. Il resto è storia, affidata a due volumi tradotti in tutto il mondo. Volumi che sono stati poi la rampa di lancio per altre avventure intellettuali di ricerca e studio per Ginzburg che lo hanno portato ad affrontare fenomeni come quelli magici o di credenze radicate legati al lupo mannaro, al potere taumaturgico dei re e degli sciamani.

Oggetto di un altro celebre libro di Ginzburg, ovverosia quel “Storia notturna. Una decifrazione del sabba”, in cui si analizza come l’ossessione del complotto contro la società (vuoi dei lebbrosi o degli ebrei, dei musulmani o degli eretici e delle streghe) si sia intrecciata a credenze popolari e fenomeni a sfondo sciamanico presenti in tutta Europa.

Volume di 30 anni fa, all’origine anche di dibattiti molto accesi tra gli storici, che è stato da poco ripubblicato da Adelphi, corredato da una postfazione che rilegge quelle ricerche alla luce degli altri studi di Ginzburg, della sua metodologia di indagine storica. Che, rispondendo ad alcune domande del giovane storico Davide Ermacora, si è delineata nel suo costante divenire, inseguendo la natura magmatica delle sue ricerche storico-antropologiche. Una metodologia,”capace di tradurre il concetto di divulgazione nella sua accezione più alta e, allo stesso tempo, libera a da limiti di qualunque tipo”, come recita la motivazione del Premio èStoria che gli verrà consegnato oggi nell’ambito del festival. —



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