Galiano: «L’amore è una follia?»

Sta per uscire l’ultimo romanzo dello scrittore pordenonese edito da Garzanti
Di Anna Dazzan

Ci sarà sicuramente, in una delle centinaia di lingue del mondo, una parola per descrivere la variabilità del confine che passa tra stranezza e normalità quando riferite a un adolescente.

Nel personale vocabolario di Enrico Galiano, professore e scrittore pordenonese, quella definizione la si trova sotto la voce “Gioia”. Gioia non come sostantivo femminile singolare, bensì come nome proprio di persona, ovvero la protagonista dell’ultimo romanzo di Galiano Eppure cadiamo felici, in uscita per Garzanti il prossimo 18 aprile.

«Gioia è una diciassettenne piena di stranezze, che non riesce a essere se stessa con gli altri perché gli altri non la capiscono, fino al momento in cui incontrerà Lo, un altro ragazzo pieno di stranezze con il quale si sentirà finalmente a suo agio». Ma quelle che agli occhi del mondo sono stranezze, per lei rappresentano un rifugio.

«Gioia colleziona e usa le parole intraducibili che vengono dalle altre lingue, quelle che con un solo vocabolo sono in grado di esprimere sentimenti e situazioni complesse come komorebi, che in giapponese significa l’effetto particolare della luce del sole quando filtra attraverso le foglie degli alberi. Lo è il primo a comprenderla e anche la persona che, scomparendo all’improvviso, la costringerà ad avere a che fare con il mondo e con l’amore».

Mentre ce la descrive, Enrico Galiano, quel giovane professore dall’aria sbarazzina amatissimo dai suoi alunni delle medie di Pravisdomini e conosciuto per i suoi video oltre che per il suo attivismo scolastico, cruccia inconsciamente il tono della voce.

«Gioia è come ero io alla sua età e forse questo libro è stato il mio modo di tornare indietro e cercare di rimettere a posto le cose, benché non sia affatto una trascrizione letterale del mio passato».

E se per Gioia il rifugio da un mondo che la faceva sentire diversa sono state le parole intraducibili, per l’Enrico ragazzo - e adulto - lo è stata la scrittura.

«Non voglio sembrare immodesto, ma io mi sento scrittore dentro.. nel senso che ho proprio bisogno di mettere nero su bianco le storie. Mi capita sempre – aggiunge il professore – che mentre sto vivendo qualcosa o ascoltando qualcuno mi ritrovo già a pensare a come tradurlo in scritto».

Questo è, infatti, il quarto libro di Galiano che, dividendosi tra lezioni, attività extrascolastiche escogitate per i suoi allievi, paternità, bicicletta e mille altre cose che ogni giorno s’inventa, quando non si dedica ai romanzi trova nei social un pertugio dove far rannicchiare le parole e i pensieri che nascono sempre dal suo vissuto. Anche Eppure cadiamo felici, oltre al desiderio forse inconscio di un’apologia della propria adolescenza, è stato un modo per fare il punto della situazione sul presente.

«Dato che il libro è fondamentalmente una storia d’amore, l’ho scritto per come l’amore lo vedo io in questo momento della mia vita. Anzi, sono 372 pagine per rispondere alla domanda “l’amore è una follia?” e vi assicuro che alla fine la risposta c’è davvero!».

Ma attenti, la differenza che passa tra un qualsiasi libro “su e per ragazzi” e Eppure cadiamo felici è che quest’ultimo non può essere costretto nella definizione del generazionale.

«Mentre nei libri cosiddetti di genere si trovano tanti ammiccamenti a brand, app e altre cose che funzionano molto a livello comunicativo verso i giovani, io ho scritto davvero solo quel che sentivo, ispirandomi piuttosto alla storia di Amore e Psiche di Apuleio».

In uscita il prossimo 18 aprile per Garzanti, Eppure cadiamo felici di Enrico Galiano sarà presentato a Pordenone il 6 maggio alle 18 insieme ai ragazzi dell’associazione L’Oppure nell’ex convento di San Francesco e a Udine il 17 giugno durante la Notte dei Lettori.

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