Freitas porta a Udin&jazz le sonorità brasiliane: «La musica abbatte i muri»

Elisa Russo

«A Udine porto uno spettacolo che propone composizioni originali ma anche alcune reinterpretazioni come “Footprints” di Wayne Shorter, “Giant Steps” di John Coltrane, “Olha Maria” di Tom Jobim e “Ponta de Areia” di Milton Nascimento.

Credo che con questo repertorio riuscirò a muovermi in un’estetica dinamica, da un pianoforte percussivo a un pianoforte lirico e armonioso.

La mia gioia è potermi connettere con le persone attraverso la musica, che crea ponti e abbatte muri, ci connette con ciò che dentro di noi è più autentico.

Voglio essere un’ispirazione per le generazioni future, soprattutto quelle da dove vengo, Pernambuco, Recife, la mia città natale»: il piano di Amaro Freitas, astro nascente del jazz internazionale, è il protagonista della “Brazilian Night” di Udin&Jazz sabato, alle 20.30, al Castello di Udine; alle 22 si continua con la bossanova di Eliane Elias.

«L’Italia – prosegue Freitas - mi fa sentire come a casa, grazie al clima, alla latinità e all’accoglienza degli italiani. Ho una grande ammirazione per la musica italiana, per me Roberto Murolo è per l’Italia ciò che João Gilberto è per il Brasile.

Ammiro molto il lavoro del mio amico Stefano Bollani e la connessione tra la musica italiana e brasiliana è già forte e antica. Senza dimenticare che la vostra cucina è una delle mie preferite».

Il giovane e prodigioso pianista, dopo i numerosi consensi riscossi dai primi due album, presenta in concerto il suo ultimo lavoro “Sankofa”. «Ho lavorato – racconta – per cercare di capire i miei antenati, il mio posto, la mia storia, come uomo di colore. Il Brasile non ci ha detto la verità sul Brasile.

La storia dei neri prima della schiavitù è ricca di antiche filosofie. Comprendendo la storia e la forza della nostra gente, si può iniziare a capire da dove vengono i nostri sogni e desideri».

Tra i suoi riferimenti cita Chick Corea, Thelonious Monk, Gonzalo Rubalcaba. Freitas si sta imponendo con il suo approccio unico alla tastiera; uno stile pianistico percussivo che trae origine dalle sonorità tradizionali del Pernambuco e da jazzisti che hanno influenzato i suoi lavori.

«La vita mi influenza nella creazione della musica, quindi - conclude - per me la musica è vita, e tutto ciò che vivo può diventare musica, dalle influenze africane al clima della mia città natale; dall’esperienza di suonare con altri musicisti al di fuori del Brasile o ascoltare una band giapponese. Tutto ciò mi ispira nel processo compositivo».

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