Francesca Cima: «Il cinema è in ripresa e batterà anche il Covid, ma servono talenti»

PORDENONE. Donna dell’anno tra cento: la sacilese Francesca Cima è il numero dieci nella super-hit 2020 stilata dal settimanale “F” e con altre 99 che fanno cose straordinarie. Cima produce film con Indigo, che ha co-fondato nel 1994 e batte Chiara Ferragni ferma al numero 24 della classifica “F” con capofila Kamala Harrris. «Un tributo che fa piacere – dice Cima presidente dei produttori Anica –. Perchè dà conto del ruolo di chi sta spesso dietro alla macchina della produzione». Cima è una sacilese traslocata per amore e lavoro a Roma: ha coprodotto “La grande bellezza” girato da Paolo Sorrentino e ha incassato l’Oscar al migliore film straniero a Hollywood sette anni fa. Di ritorno dalla mecca del cinema ha continuato a lavorare per il grande e piccolo schermo, con il fiuto indiscusso per il cinema di qualità: Cima scopre talenti nella scuderia italiana, tra le leve più promettenti.
Segni particolari?
«La passione – confessa Cima - per il cinema. Spero che i miei figli capiscano che ho fatto tutto con passione, che è il vero motore dell’esistenza».
Progetti futuri?
«Sul lavoro non ci si ferma mai, sui set delle riprese aperti in piena sicurezza anti contagio Covid-19. Il dettaglio sulle ultime produzioni: sono terminate le riprese della seconda serie Rai “La compagnia del Cigno” creata e diretta da Ivan Cotroneo e un’altra produzione è in cantiere con il titolo provvisorio “Le promesse”. I progetti 2021 sono tanti e li realizzeremo».
Il cinema batte il Covid-19?
“L’industria del cinema e audiovisivo è in forte ripresa ed espansione: cerca nuovi talenti e crea posti di lavoro e nuove professioni. L’obiettivo dei produttori è quello di avere un’industria sicura sotto il profilo sanitario, tanto che durante il primo lockdown abbiamo definito il Protocollo per la ripartenza, poi efficiente e competitiva. Gli stimoli possono venire da tutti i componenti, dalle idee, dallo sviluppo delle tecnologie e delle risorse umane: attori, registi, sceneggiatori, tecnici. Bisogna credere nei nuovi talenti e dare occasioni ai giovani emergenti e bisogna formare professionisti in loco pronti a lavorare. In Italia ci sono tanti talenti da valorizzare».
Progetti in Friuli dopo “La ragazza del lago”?
«La cosa più importante per noi produttori, al di là del sostegno economico, è poter lavorare in un territorio che sia amico del cinema, come il Friuli. Poi si deve pensare anche alla distribuzione e puntare le sale di città, anche per rivitalizzare i centri storici. Dopo la pandemia Covid-19 credo che la cultura sia il collante per investire sul futuro».
Lavoro a Roma e il posto del cuore a Nordest?
«Il posto del cuore si chiama Sant’Anna di Tambre nel bosco Cansiglio. Mia madre Zaira che abita a Sacile e mio padre Luigi, che non c’è più dal 2012 (e gli devo la mia forza e la mia determinazione) mi hanno sempre incoraggiato, anche nelle partenze. L’importante è ogni tanto tornare e non dimenticare da dove si viene: papà mi ha soprattutto insegnato, con il suo esempio, il valore di essere contenti del proprio lavoro e di poterlo fare in libertà».
Ci sarà un altro film con Sorrentino?
«Dopo una lunga collaborazione, le strade si sono divise… ma potrebbero esserci momenti di riunione».
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