Filippo Timi reinterpreta il mito di “Don Giovanni”

Ironico, dissacrante, istrionico, sfrontato e molto pop: al Verdi di Pordenone arriva, in esclusiva regionale, anche grazie al sostegno dell’Amico del teatro Tipografia Sartor, il “Don Giovanni (Vivere è un abuso, mai un diritto)” di Filippo Timi: venerdì e sabato alle 20.45 e domenica alle 16.
L’energia vitale scorre abbondante nella rilettura di un mito da parte di quel talento straordinario incarnato da Timi. Né secondo Molière né secondo Mozart: il mito di Don Giovanni, con Timi diventa uno stupefacente e spiazzante spettacolo che scatena ovunque ovazioni, applausi a scena aperta (nulla a che fare con qualsiasi altro Don Giovanni visto finora), e che porta in scena e alla regia un Timi più che mai «seduttore irrefrenabile che niente può fermare, con la sua orgia di passioni, erotismo, abiti esagerati, giochi di luce e momenti di grande divertimento».
Dopo l’Amleto, col Don Giovanni Filippo Timi – che sarà sul palco con Umberto Petranca, Alexandre Styker, Marina Rocco, Elena Lietti, Lucia Mascino, Roberto Laureri Matteo De Blasio e Fulvio Accogli - continua il suo percorso di riscrittura e di reinterpretazione intervenendo su un testo classico con quella carica di humour nero che fa presagire la morte, tanto che il suo Don Giovanni sa già di dover morire. Conosce la sua fine: deve semplicemente rincorrerla. Egli è il prototipo di un’umanità volubile che ha fame di potere, che ama la mistificazione e l’autoinganno, proprio perché sa che è condannata a estinguersi, che non potrà esimersi dal suo appuntamento con la morte.
Don Giovanni ha capito che la vita è ingiusta, una farsa che si trasforma in tragedia, e che la vita è giustificata solo dalla morte. Questa consapevolezza lo trattiene, non lo fa bruciare, benché desideri di bruciare, essendo convinto che un desiderio morto non è più un desiderio. Il suo rapporto con Donna Anna, Donna Elvira e Zerlina è molto teatrale, proprio perché la sua arte è tutta teatrale. Donna Elvira è, forse, l’amore vero, quello che appartiene al passato; Donna Anna è l’amore ingannatore, e pertanto violento, mentre Zerlina è l’amore della seduzione, del desiderio di purezza. Tutte hanno le loro storie, così come Don Giovanni ha la sua, e proprio per questo non si sottrae all’essere se stesso. Tutti i personaggi si trovano ingabbiati negli straordinari costumi di Fabio Zambernardi e nelle luci, di forte spettacolarità, disegnate da Gigi Siccomandi.
Prima dello spettacolo, venerdì e sabato dalle 19.30, nel foyer del teatro, il consueto happy hour curato dal ristorante Moderno (costa 9 euro, prenotazione entro le 12 del giorno stesso allo 0434 29009).
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