Fasulo: «I miei “Genitori” che ascoltano la vita»

SAN VITO AL TAGLIAMENTO. E se il regista si nascondesse sul serio dietro la cinepresa lasciando soltanto il racconto dell’inquadratura?
Sarebbe un cinema neorelista, anzi neoneorealista. Alberto Fasulo, in realtà, si è preoccupato sempre poco del puro edonismo cinematografico, preferendo il pensiero.
«Vorrei che i miei film attivassero nello spettatore un ragionamento nel mentre avviene. Qualcuno dice: sei rigoroso. Scarno e semplice, correggo, se posso. Invito la gente a entrare, ci metto l’anima affinché ciò succeda».
Genitori (anteprima mondiale a Locarno, fuori concorso) gli è piombato nella vita senza chiasso. È stato il film ad averlo individuato.
Fasulo è sanvitese e l’associazione “Vivere assieme” - padri, madri, fratelli, sorelle, zie, nonni di disabili - da vent’anni si muove in città.
«Un centro pulsante di energia buona, sebbene faticosa. Mi invitarono. C’è gente rinata dopo lustri di oblio. Lo stare assieme è un magnifico tonico. La condivisione è necessaria, altri potrebbero inalare benessere, magari poco, ma anche quel poco basta».
Non è fiction, Genitori. Distribuisce l’Istituto Luce ed è prodotto dalla Nefertiti con Rai Cinema. Forse nemmeno un documentario. Diremmo una testimonianza collettiva «da far girare in Italia», si augura Fasulo, che firmò Rumore Bianco e il pluripremiato Tir, Marc’Aurelio d’oro a Roma. «Ho solamente esaudito una richiesta di ascolto, tutto qui. Iniziando da una cinepresa a mano come fosse un block notes, con gran rispetto, evitando qualunque forma d’invasione».
E non t’accorgi proprio che attorno a Loredana, Sira, Teresina, Laura, Gino, Mariateresa, Marisa, Cati, Federica, Dolores e Gianna ci sia una calamita di gesti, parole, sofferenze, paure, dolore, speranze. «Pian piano - spiega Fasulo - tutti loro si sono abituati alla spia rossa, cedendo alla disinvoltura, ritrovandosi dentro il meccanismo».
Il proposito è la fuga di sensazioni, affinché raggiungano quel 4 per cento di italiani condannati all’assistenza. «Tra i mille di Locarno in tantissimi mi chiesero “come lo possiamo trovare Genitori? Uscirà in dvd”? Guardandolo, ti stimola il desiderio di spartirlo con chi ne ha bisogno».
L’Istituto Luce garantisce, Rai Cinema pure.
«Nessuna pretesa di finire nelle top ten, preferirei conquistare la certezza di un tour scolastico. Vede, il mio modo di costruire pellicole è ben poco roboante, come si è capito. Intanto ho escluso la musica e non solamente qui. Se l’immagine ne ha bisogno significa debolezza. Le sequenze devono stare in piedi senza stampelle. Comunque, amo illuminare il buio, ovvero chi e cosa normalmente se ne sta in disparte. Curiosando, con netta preferenza, nei luoghi a me sconosciuti».
Genitori si lascia ascoltare e non è riservato agli oscuri angeli che giorno dopo notte proteggono i cari dalle intemperie della vita, loro senza anticorpi e senza appoggi. Pigli una sedia e ti siedi, magari in disparte per non disturbare.
Approfondisci e scopri che l’inizio del tutto avvenne nel 2010. «Se bastasse montare un cavalletto e avvitarci in cima una telecamera per riempire celluloide, produrremmo in catena di montaggio. Il tempo fa. È buona regola».
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