Fantozzi, vita e gag sul palcoscenico del teatrone

Gianni Fantoni racconta la storia del celebre ragioniere al Giovanni da Udine: «Una commedia in cui ripropongo le scene più ironiche della sua vita»

Gian Paolo Polesini
Gianni Fantoni nei panni di Fantozzi: tre appuntamenti al Giovanni da Udine
Gianni Fantoni nei panni di Fantozzi: tre appuntamenti al Giovanni da Udine

Non voleva proprio diventare tangibile questo progetto altamente fantozziano, anni di gestazione con speranze, incontri, colloqui, contratti, altri incontri e poi «finalmente si concluse il passaggio da Paolo Villaggio a me dei diritti teatrali di Fantozzi», ricorda con l’orgoglio di un padre Gianni Fantoni, il più degno artista a raccogliere l’eredità di una maschera celebre quanto ingombrante.

«Prima di lui ci fu Arlecchino e, fra loro, si estende un lunghissimo vuoto», spiega Gianni, protagonista di un tour italiano con il suo “Fantozzi. Una tragedia”, diretto da Davide Livermore con Paolo Cresta, Cristiano Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Gay, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Ludovica Iannetti e Valentina Virando.

La compagnia salirà sul palcoscenico del Giovanni da Udine venerdì 17 e sabato 18 (alle 20.30) domenica 19 (alle 17).

Quindi lei è il primo a portare a teatro il ragionier Ugo?

«Lo imito da trent’anni, una specie di magnifica ossessione. Villaggio mi portò fortuna quando partecipai a “Stasera mi butto”, programma Rai del 1992. Al provino mi presentai con trenta voci, ma Pingitore mi disse che una sola ne voleva in diretta: quella di Fantozzi».

A quando risale l’inizio di questa passione?

«Con il terzo libro. A metà degli anni Settanta ero un ragazzino e le avventure del buffo pover’uomo mi appassionarono tanto da pensare di imitarlo. In più uno dei miei professori riproponeva voce e movenze del nostro quasi perfettamente e mi venne voglia di andargli dietro. Il mio timbro vocale era e continua a essere molto plasmabile. E ben sintonizzato sulle frequenze sue».

Anche il titolo di studio probabilmente è stato decisivo.

«Già, sono anch’io ragioniere. Una cosa vorrei dire riguardo al destino. Magari è una banale coincidenza. Però, sempre tornando alla lettura del librino mitologico, fra le varie storpiature del cognome del sottoposto in Fantocci e derivati, compare pure quello di Fantoni. Mi si scaldò d’improvviso la faccia dall’emozione quando lo trovai, mai sentito oltre a tutto. Non lo incasellai come “caso”, pensai che fosse un segno ben chiaro, eccome se lo è, e ci ragionai per tutta la notte».

Gira sul web un’intervista a un giovane Paolo Villaggio che analizza il suo fresco personaggio. Intanto lui afferma che l’Italia manca di senso dell’umorismo. Tutti dicono: Fantozzi assomiglia al mio vicino di casa o al mio amico di Genova, mai nessuno che ammetta di esserlo veramente.

«Penso di capire cosa lei ha visto. È un bianco e nero piuttosto gettonato. In realtà questo simpatico animale aziendale stava diventando, all’epoca, “un modo di dire e di comportarsi” con frasi destinate a bucare il tempo. Appena piove in vacanza chiunque pensa alla nuvoletta dell’impiegato o giocando a tennis ti viene da dire “batti lei?”. No?».

Come si è connesso con il comico genovese e quando?

«Nel 1991 “Paperissima” di Canale 5 ospitò Villaggio e io ero in trasmissione. Ricordo che imitai il professor Krantz da dietro le quinte. Altre volte in seguito c’incontrammo, lui mi propose una piccola parte anche in un suo film, ero un agente immobiliare, finché mi saltò in testa di fare qualcosa di più e gli chiesi, appunto, i diritti. Attraversammo insieme un paio d’anni di trattative, alla fine disperato buttai sul piatto anche un rene e lui accettò».

A quel punto bisognava trovare un produttore, dico bene?

«Esatto. Il destino di cui sopra mi sorrise nuovamente, Nel frattempo a Genova il regista Davide Livermore, un tipo da quattro opere alla Scala, fra le tante, chiese alla figlia di Paolo i diritti di Fantozzi. La ragazze gli rispose: “non sono più miei, papà gli ha venduti a Gianni Fantoni”. E questa fu la più incredibile carrambata. Io e lui c’incontrammo con la determinazione di mettere su bottega assieme».

Diamo una sbirciata alla commedia?

«Riproponiamo le scene più iconiche della sua vita, inclusa quella, mai mostrata, di quando Fantozzi capisce di poter volare. Forse fuori dal suo asfittico sottoscala».

Lei Fantoni, per concludere in bellezza, ha lavorato con Moana Pozzi. Che ci racconta?

«Donna meravigliosa e intelligentissima. Credo di aver un primato: sono l’unico attore che ha recitato con lei vestito».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto