Enzo Tortora diede l’annuncio della morte e calò il silenzio
Quel 29 giugno 1967 il noto conduttore Rai era a Pradamano Poco prima dell’addio l’incontro a Sequals con Nino Benvenuti

di MARIO BLASONI
Ibis et redibis...andrai e ritornerai , il moto che spinge ogni emigrante friulano. Primo Carnera è stato il più illustre e non ha smentito la tradizione. Era partito da Sequals ragazzo, inseguendo, come tutti, la speranza. E' tornato alla fine, per avere il compenso inseguito da tutti, riposare per sempre nella terra natale. Proprio cinquant'anni fa, l' unico friulano che nel 1933 conquistò la corona dei massimi, ha rivisto il paese dove nacque neppure 60 anni prima.
Come ogni emigrante. Ibis et redibis
E' avvenuto il 29 giugno 1967. Era molto malato e si è goduto soltanto quindici giorni di permanenza nella sua villa ,ora museo, di Sequals festeggiato dalla popolazione che lo aveva salutato il giorno 4 con un' entusiastica ovazione quando, era comparso sulla terrazza della signorile residenza progettata negli anni '30 dall' architetto udinese Pittana. Era l'occasione per una visita particolare all' anziano campione da parte dell'emergente Nino Benvenuti sulla cresta dell'onda dopo aver conseguito, al Madison Square Garden di New York come lui, il titolo mondiale dei medi.
I fans di Nino arrivarono a migliaia cogliendo la duplice occasione di far festa, anche se le condizioni di salute del gigante non consentivano grandi festeggiamenti. Ma eravamo in pieno periodo di manifestazioni con il festival delle rose, e altre iniziative similari.
L'annuncio della morte del popolare ex campione di boxe lo diede un personaggio altrettanto conosciuto: il presentatore televisivo Enzo Tortora che il 29 giugno 1967 si trovava a Udine per il festival della canzone friulana. Enzo, in quegli anni, frequentava la manifestazione di Pradamano. Quella sera vinse “Un aiar zovin” di Lelo Cjanton e Giovanni Langone, interpretata da Arturo Testa e Wilma De Angelis. Affollatissima villa Giacomelli per la serata conclusiva del festival che si è aperta con una nota triste. Con parole commosse Enzo Tortora ha ricordato Primo Carnera. Il presentatore, approfittando della sua venuta in Friuli, si era recato nella mattinata a Sequals, giungendo poco prima della morte del campione; davanti al cancello della villa, accanto alla piccola folla dei paesani, aveva vissuto tutti i momenti del luttuoso evento. Quando Tortora ha rievocato gli ultimi istanti del gigante (“ La grande mano ormai senza più forte, cercava di stringere la foto della moglie Pina”), tra le oltre mille persone che affollavano il parco Giacomelli, è sceso un raccolto silenzio.
Quella mattina le campane di Sequals anticiparono il suono di mezzogiorno. E furono rintocchi cadenzati come fitte al cuore. Quello di Primo Carnera è stato un trapasso sereno, di dimensioni umane come il male che gli ha distrutto il fisico possente. E' morto a 34 anni esatti dal giorno in cui – era il 29 giugno 1933 – diventava campione del mondo dei pesi massimi e il suo nome, ricevendo una specie di consacrazione ufficiale, entrava per sempre nelle dimensioni del mito.
Lasciò Sequals per la prima volta a poco più di 13 anni per emigrare in Francia. Indossava un vecchio abito del padre che gli era sempre stretto ( non era che il vestito si restringesse: era lui, il gigante-ragazzo che cresceva a dismisura ).
“ Campione mitico che intronava gli avversari con pugni simili a sacchi di mais”: così lo definì Gianni Brera, uno dei più importanti giornalisti del dopoguerra. Molti scrissero del pugile, tra cui i colleghi Erminio Spalla e Nino Benvenuti, fresco vincitore del titolo dei medio-massimi. Il Messaggero veneto riporta un accenno di dialogo tra il vecchio e il nuovo campione. “Come sta, caro Primo? Sono Benvenuti.... Ti conosco....Ti conosco.....” ha mormorato Carnera con la sua voce stanca e ha abbracciato il giovane campione, che ha saputo trent'anni dopo conquistare la corona mondiale al Madison.
Per i funerali arrivò dagli Stati Uniti la figlia primogenita Maria Giovanna, mentre il figlio Umberto non poté essere presente perché impegnato negli studi.
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