Ella Adaïewsky, la musicologa russa che amava Tarcento
La Libreria musicale italiana di Lucca, con il sostegno di numerosi sponsor (Regione, Società Filologica Friulana, Credit Agricole, Civibank, Fondazione Friuli), ha pubblicato Ella Adaïewsky. Scritti sulla musica (1888-1925), un’antologia di 462 pagine che recupera numerosi saggi della grande pianista e musicologa russa, per molti anni villeggiante a Tarcento durante la Belle époque.
Stiamo parlando di un’autentica miniera di scritti in francese e in tedesco, presentati da Paola Barzan e Ilario Meandri e commentati da firme illustri, che ha impegnato, in veste di traduttori, Quirino Principe, Lisa Napolitano, Placida Staro, Giuseppe Frappa, Guido Genero, Gian Nicola Spanu, Elena Strona, Febo Guizzi, Cristina Ghirardini, Susanna Sobernig, Paola Barzan, Umberto Berti, Angelo Foletto, e lo scrivente. Arduo impegno fu poi quello dei curatori, Barzan e Meandri, per dare soddisfacente soluzione ai problemi editoriali creati dall’inserimento, totale o parziale, di spartiti, schemi dimostrativi, intarsi in lingua greca, fotografie, note a piè di pagina.
Impossibile descrivere qui i contenuti di un libro, esemplare per chiarezza ed eleganza, che tratta dei Canti della Chiesa Greco-Orientale e degli Oratori di Lorenzo Perosi, della Ninna-nanna popolare e del Canto dei “battipali” di Venezia, del Festival di Mozart a Salisburgo e del Folklore celtico, di Resia e del Natisone, dei Canti nella pianura veneta e della Villotta friulana, ma la sola elencazione degli argomenti trattati dà un’idea della vastità degli interessi e delle competenze dell’Autrice, geniale anticipatrice di una scienza oggi chiamata etnomusicologia.
Per capire come e perché Ella Adaïewsky, dopo lungo oblio, sia riapparsa in piena luce in questo secolo, converrà partire da Chino Ermacora, amico di Benno Geiger, illustre scrittore e critico d’arte, che in alcune pagine delle “Memorie di un veneziano” rievocò la presenza della zia Ella a Tarcento nel giro di vent’anni fra Otto e Novecento: è per questo che, di tanto in tanto, quando si ricordava Ermacora in qualche scritto commemorativo si nominava anche Benno e la sua straordinaria zia.
Ma l’immagine, in fuori fuoco, apparve nitida nel volume “Dal Friuli alla Russia” di Liliana Spinozzi Monai (1994) e nel saggio di Novella Cantarutti “I Canti del Friuli nell’analisi comparativa di Ella von Schultz Adajewsky” (in “Tarcint” 1996). Nove anni più tardi il Comune di Tarcento, su proposta dell’Associazione “Sergio Gaggia” presieduta da Andrea Rucli, convocò alcuni esperti per formulare un programma finalizzato alla valorizzazione dell’Adaïewsky; e noi, facendo tesoro delle citate pubblicazioni, suggerimmo di inserire la grande musicologa nel quadro del cenacolo tarcentino della Belle époque e di tradurre i saggi sulla villotta, scritti in francese per la “Rivista Musicale Italiana”. Fu quello il paradigma del Congresso del 2006.
Ma la biografia di Renate Hüsken, pubblicata in Germania nel 2005, e i contributi al Congresso di studiosi locali disegnarono un campo d’indagine molto più vasto, che comprendeva, ad esempio, anche gli studi compiuti dal nostro Piero Pezzè fino ad allora noti soltanto agli specialisti.
Andrea Rucli decise da subito di impegnarsi in ulteriori ricerche, e diede vita ad altri due Congressi; ma il colpo grosso fu la scoperta del manoscritto di “Un voyage a Resia” da parte di Quirino Principe nel 2009, tradotto e poi stampato dalla Limdi Lucca.
Il nuovo libro rappresenta il giusto premio per Andrea Rucli e la sua Associazione, da quindici anni impegnati in un programma dal respiro europeo, e autorizza una domanda: può dirsi conclusa la ricerca, resa talvolta complicata dalla molteplicità delle fonti e dall’uso di pseudonimi? Questa la risposta di Andrea Rucli (che presenta il libro oggi alle 16 durante la Settimana della cultura friulana): “Mai dire mai con l’Adaïewsky! ”.
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