Ecco “l’uomo che venne dalle nubi” Lardinelli sperimenta il paracadute

Tra gli arditi corregionali a distinguersi nel vuoto, non furono soltanto i piloti. Nel lontano 1909, un triestino, Otto Pollack, fece parlare di sé tentando il primo volo in mongolfiera mai eseguito in regione.

Partendo da Trieste cercò di raggiungere Venezia, ma causa un alternarsi di bonacce e venti contrari, la missione fallì.

«Poteva andare meglio – commentò alla stampa – Ma non mi lagno».

In tempi più recenti, a elargire folli prove di coraggio in tutta Europa fu un veterano della Folgore, l’udinese Giorgio Lardinelli (1927-2005).

Ingegnere aeronautico e collaudatore di paracaduti per l’esercito, fu talmente sprezzante del pericolo, che anche dopo la guerra la sua vita continuò con ardite esibizioni. Il suo periodo più glorioso iniziò nel 1959, quando sperimentò il primo paracadute orientabile, il “Tulipano”, disegnato da Giuseppe Lisi.

Fu in onore del progettista che, in occasione di una manifestazione a Freiburger, Lardinelli si lanciò in caduta controllata (con una minuscola calotta) fino a 20 metri da terra, aprendo infine il Tulipano. Il pubblico rimase atterrito e, in primis, Prospero Ferri, costruttore aeronautico e pioniere dei paracadutisti.

Da quel giorno Lardinelli replicò sempre l’impresa esibendo sul petto l’inconfondibile ippogrifo rampante. Inutile dirlo, i suoi lanci fecero notizia in tutta Europa; in Francia fu soprannominato “L’homme tulipe”, in Germania, “L’uomo che venne dalle nubi”.

Il 7 ottobre del 1963, a Kulmbach, la sua impresa ebbe dell’impossibile: quando il paracadute si aprì lasciandolo sospeso pochi secondi, Lardinelli aveva già sfiorato terra con gli anfibi. In quell’occasione, Hanna Reitsche, figura leggendaria e simbolo dell’aviazione tedesca, prima donna collaudatrice di aerei militari e del primo elicottero tedesco, abbracciò Lardinelli dicendo: «La prego, non apra più così in basso. È troppo pericoloso». L’homme tulipe, naturalmente, disobbedì.

Storico insegnante del Malignani a Udine, Giorgio Lardinelli, ironia della sorte, morì precipitando a Precenicco con un ultraleggero da lui costruito. Il velivolo biposto era dotato di un unico motore posto davanti alla cabina di pilotaggio. Peccato che, in quell’occasione, il pilota non indossasse il suo amatissimo “Tulipano”. —

L.B.

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