Due dame nella Udine anni Venti tra perbenismo, tabú e mistero

Udine, Paola Zoffi firma il romanzo dell’estate: un salotto cittadino allegro e provinciale. Tram, pettegolezzi e psicanalisi, tra il peccaminoso e l’ironico in stile Piero Chiara

UDINE. Cos’è Udine, come possiamo definirla e pensarla? Forse è anche un vaso di Pandora perché, appena si solleva il coperchio, salta fuori di tutto, come nel celebre mito.

Succede questo soprattutto se a voler guardarci dentro a ogni costo sono due simpatiche signore, disinvolte e disinibite a modo loro, pur essendo avvolte nella rete indiscreta di abitudini e doveri sociali che attanagliano come dovunque le piccole città.

Ma loro (la protagonista principale e presunta vedova, Isotta Canciani, e la sua debordante amica Lidia Bortolussi) non si spaventano e non demordono.

Come anguille aggirano ostacoli, scavalcano sensi di colpa e tabù per venire a capo di un intrigante mistero, che è diventato il mistero principale in una Udine paciosa, immersa nelle atmosfere fine anni Venti quando, dietro la solita facciata perbenista, emergono peccati e peccatoni di provincia, grossi e inconfessabili.

Nel viaggio all’indietro del tempo, per approdare a epoche in bianco e nero, sprofondando in quel limbo contrassegnato dal Ventennio fascista, emergono due suggestioni con riferimenti di tipo letterario.

La prima chiama in causa l’abilità molto anglosassone nel raccontare le peripezie di dame smisuratamente eccentriche e anticonformiste, sempre pronte ad affrontare ogni rischio e imprevisto senza alcun timore o rossore (e allora viene da citare con convinzione l’esilarante “In viaggio con la zia”, di Graham Greene).

L’altra suggestione è legata ai ritratti da Italietta lasciatici da Piero Chiara quando narrava il suo mondo del lago, in bilico tra avventure boccaccesche, ozi logoranti e deliri vari.

Con questi modelli di scenario si cimenta Paola Zoffi nel suo nuovo romanzo, “Del giovedì e altre disgrazie” (200 pagine, 16.50 euro), che appare nella collana di narrativa di Gaspari per il quale aveva già pubblicato “Essenza di tabacco e robinie”, storia questa ambientata nel Friuli della Grande Guerra e in particolare a San Giorgio di Nogaro.

Stavolta la scelta dell’autrice punta la sua divertita attenzione su una vicenda pienamente udinese, narrandone il tran tran di “città con il tram” (perché in effetti allora c’era, come ben si sa) e anche un po’con il trauma.

Ma quale tipo di trauma? Meglio non anticiparlo e cercarselo da soli leggendo pagine cariche di allegra suspense e ironia nel seguire pulsioni e languori delle due signore, convintamente nubili, ma non del tutto ignare (nel caso di Isotta) su cosa avvenga sui versanti dell’umanità maschile.

Tutta la trama del noir ha il suo asse centrale proprio in un costoso vaso cinese, acquistato dall’antiquario Marchetti, e quindi il riferimento a Pandora racchiude un significato preciso. Lì dentro si annida qualcosa, la spiegazione definitiva di ciò che tormenta l’inconscio di Isotta che ogni giovedì, a un’ora precisa, si reca alla locanda Ai Frati dove aspetta una risposta.

Ma un giovedì viene meno alla regola e decide di andare a Trieste dal dottor Weiss, avendo sentito che la nascente psicanalisi poteva risolvere l’enigma.

Lo scherzo fattole da un tassista la porta invece in ben altro luogo, la Villa Orientale, conosciuta popolarmente come il Regno delle oche. Isotta non si ritrae e, da allegra donna con il cappello (come recita il sottotitolo), partecipa a un rito che sarebbe piaciuto allo spirito licenzioso di Chiara.

Paola Zoffi presenterà il libro giovedì 20 giugno, alle 20.30, a casa Candussi a Romans d’Isonzo. Seguendo le sue inarrestabili dame, sarà un viaggio tra caffè alla moda, salotti, chiacchiere, pettegolezzi, negozi, cimiteri, debolezze e verità. Nulla verrà nascosto. Perché di giovedì può succedere di tutto, sempre. —


 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto