Dopo Mari, morta Lea Vergine Un’opera del designer a Torviscosa

Critica d’arte, era la moglie dell’artista. Entrambi avevano contratto il Covid Al Cid una scultura del progettista, la “Struttura 708” realizzata nel 1965



Un altro lutto nel mondo dell’arte. È morta all’età di 82 anni, solo un giorno dopo il marito, il grande designer Enzo Mari, Lea Vergine, curatrice e critica d’arte. Secondo quanto si è appreso, i due erano ricoverati nello stesso ospedale e sarebbero morti per le conseguenze del coronavirus. Lea Vergine era nata a Napoli nel 1938 con il nome di Lea Buoncristiano e si era trasferita a Milano negli anni '70. Era ritenuta una delle figure più importanti nella critica artistica contemporanea in Italia ed ha scritto sui maggiori quotidiani e settimanali. La sua ultima pubblicazione è stata L'arte non è faccenda di persone perbene. Conversazione con Chiara Gatti, edito da Rizzoli nel 2016.

«Un giorno dopo la scomparsa del compagno di una vita, Enzo Mari, se ne va Lea Vergine. Un altro pilastro della cultura italiana viene a mancare, ma il suo lavoro nella critica d'arte e nella curatela di innumerevoli mostre lascia un segno profondo». Lo ha detto il ministro di beni culturali e turismo, Dario Franceschini, nell'apprendere della scomparsa di Lea Vergine, esponente all'avanguardia nel panorama femminile della critica nel nostro Paese.

Enzo Mari aveva uno speciale legame con Torviscosa: al Centro informazione e documentazione (Cid) è conservata infatti una delle straordinarie opere, la “Struttura 708”.

A ricordare Mari è il sindaco Roberto Fasan evidenziando che «Torviscosa si onora di conservare, all’interno del Cid, una sua opera tra le più significative, la struttura 708, comparsa in copertina della rivista Casabella, la storica rivista di architettura nel numero 298, pubblicato dell’ottobre del 1965. Potete vederla, nelle sue grandi dimensioni (520x380x220 centimetri), al Cid durante gli orari di apertura».

Il legame tra Enzo Mari e Torviscosa era iniziato nei primi anni Sessanta, quando Marinotti aveva invitato l'artista novarese ad allestire nei locali del Cid alcune sue opere.

Di quelle installazioni, dopo tanti anni, ne è rimasta una sola, la “Struttura 708” del 1963, appunto, che gli allora curatori del museo hanno ristrutturato e esposto al pubblico nella sezione dedicata ai linguaggi della contemporaneità. All'epoca ne erano state fatte tre: una fatta con dei semilavorati di canne che, vista la deperibilità dei materiali, è andata subito perduta, e un'altra che, pur essendo stata realizzata con fili elastici e simile a quella soppravissuta, è andata ugualmente distrutta.

Per rimediare alla scomparsa e ricostruire il patrimonio originario del Cid, i curatori del museo hanno quindi pensato di ricreare anche la seconda opera di Mari, basandosi sui progetti originali e provvedendo ad integrare il patrimonio artistico di Torviscosa. —



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