Dieci anni fa moriva Moira Orfei. Era nata in Friuli: «Amava questa terra»

Era stata partorita a Codroipo nel 1931. Il ricordo del nipote: «Parlava spesso del territorio friulano»

Gian Paolo Polesini
Moira Orfei
Moira Orfei

L’unicità di Moira Orfei impone un ricordo profondo a dieci anni dall’uscita di scena: il 15 novembre 2015. Sebbene negli ultimi mesi lei faticasse a scendere in pista, ugualmente faceva un passaggio due volte al giorno per salutare chi l’aveva resa Moira Orfei: il pubblico.

Sua mamma Violetta la partorì a Codroipo il 21 dicembre 1931. Il tendone del padre Riccardo stava appoggiato sulla terra friulana, e proprio qui la piccola Miranda salutò il nuovo mondo (del circo). Divenne Moira nel 1954 su consiglio di Dino De Laurentiis.

Il nostro Virgilio é Alessandro Serena, nipote della Signora, docente universitario, organizzatore di grandi eventi.

«Chiarisco subito: il marito di Moira, Walter Nones, era il fratello di mia madre Loredana. La chiamavo ovviamente zia, ma tutti noi, per un’abitudine circense codificata, la chiamavamo zia. Nel nostro piccolo universo si usa così. Non ho sangue Orfei, è bene chiarire, ma da sempre respiro segatura».

Il caso fortuito della nascita, certo, ma a questa regione Moira era un po’ era affezionata?

«Ne parlava spesso, certo, e comunque c’è un aneddoto curioso. Non ricordo il paese, ma è nel Nord-Est, credo più Friuli che Veneto. Durante la predica della domenica il prete invitò i fedeli a non andare al circo, che da poco aveva alzato le tende in zona, per la sconcezza dei costumi delle acrobate. Ovviamente ottenne l’effetto contrario. E quella sera ci fu il pienone».

Come si organizza una tournée?

«Sarebbe meglio dire come si organizzava. Walter conosceva bene gli umori delle città e azzeccava il momento ideale per sceglierle. Le spiagge d’estate, ovviamente, Bergamo in agosto/settembre per la fiera di Sant’Alessandro, Trieste in primavera e poi c’è Napoli e qui apro una storia. Posso?

Eccome no, deve.

«Alla fine dei Settanta il carrozzone volò in Persia. Il successo internazionale era solido e inscalfibile, tant’è che lo scià Reza Pahlavi invitò l’intera troupe a Palazzo, poco prima della rivoluzione di Khomeini. Il produttore improvvisò una fuga e i circensi tutti furono additati dal nuovo regime a causa delle donne dello spettacolo così poco vestite. Pare una maledizione infinita, vero? Mezzo mondo parlò di quella sventura: duecento italiani bloccati in una polveriera. Moira tentò un blando suicidio e riuscì a ricevere l’attenzione dell’armatore Achille Lauro, il quale spedì una nave per salvare i ragazzi: sbarcarono salvi nel porto dei Napoli. Era Natale e si fece un gran baccano».

Le intuizioni della coppia trasformarono lo spettacolo su pista, va detto. E mi viene da citare anche l’udinese Antonio Franconi che inventò il circo moderno. C’è pure una targa a lui dedicata in piazza San Giacomo a Udine.

«Prima di lui ci fu Philip Astley nel 1768 a Londra, va detto. Franconi, certo, è stata figura fondamentale dell’arte e va assolutamente commemorato».

Un format unico, quello di Walter e di Moira.

«Walter, mia madre Loredana e Guglielmo Nones lavoravano nella rivista con Wanda Osiris, Gino Bramieri, Raimondo Vianello e si esibirono pure in Francia nei mitologici teatri di Parigi. Quelle incredibili esperienze finirono a nutrire le nuove idee per gli show».

La casa-roulotte di Moira Orfei è leggendaria. Ce la racconta?

«Una casa vera, ma su ruote. Con un salotto un po’ kitsch, come piaceva a lei: un enorme divano sul rosa e con una grande tigre di ceramica. E tutto il resto: cucina, bagno con vasca, cabina armadio, camera da letto. Grazie a un congegno idraulico pazzesco, appena la roulotte arrivava a destinazione le pareti si espandevano e si allungavano».

Si narrava di una sua grande villa in Veneto…

«Oh certo, a San Donà di Piave acquistata da un eroe di guerra, tale Lancillotto. Moira non ci visse mai, figuriamoci. Ma molti numeri furono creati in quei saloni, come quello delle tigri».

E ora comincerà la festa in suo onore.

«Stanno per decollare molti eventi in Italia, certo, dal 19 al 28 novembre, sotto l’insegna di “Moira per sempre”. Perché lei sarà eterna per davvero». 

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