Maria, nel nome delle donne: il Presepe di sabbia di Lignano è un viaggio al femminile

Sulla spiaggia un percorso tra i Vangeli del nostro tempo. Nelle opere di sette artisti la paura, il coraggio, il dolore, la felicità e l’amore

Lara Gonzo
Le opere del Presepe di Lignano FotoCineClub Lignano
Le opere del Presepe di Lignano FotoCineClub Lignano

Maria, nel nome delle donne. Un viaggio al femminile tra i Vangeli e il nostro tempo. Questo il titolo della XXII edizione del Presepe di Sabbia di Lignano che ha accolto sino a ora oltre 50.000 visitatori: numeri senza precedenti per un evento che continua a crescere in visibilità e apprezzamento, come sempre realizzato dall’Associazione culturale Dome Aghe e Savalon d’Aur. Ecco la riflessione di Lara Gonzo, una delle curatrici dell’iniziativa.

 

Visite da record per un Presepe che al rispetto del racconto evangelico affianca uno sguardo dichiaratamente contemporaneo. La XXII edizione del Presepe di Sabbia di Lignano ha scelto Maria come fulcro narrativo e simbolico e ha costruito un percorso che, intrecciando tradizione e stili figurativi differenti, apre spazi di riflessione sul presente. L’intento è di entrare nell’universo interiore di Maria, esplorarne il lato umano e attraversarlo per raccontare il femminile nelle sue molteplici sfaccettature — sacre e profane, intime e universali — dialogando con i drammi, le sfide e le opportunità del nostro tempo. Maria diventa il punto focale da cui si irradia e si stratifica un racconto che riguarda ogni donna: la paura, il coraggio, il dolore, la felicità, la ragione, l’amore.

Il visitatore che entra nella grande tensostruttura dove è allestita la mostra - presso l’ufficio spiaggia n°6 di Sabbiadoro - ha inizialmente l’impressione di muoversi dentro un territorio familiare. Le immagini della tradizione cristiana ci sono tutte, riconoscibili, e seguono il racconto evangelico della Natività secondo una scansione lineare.

Le sculture parlano una lingua attraversata da stili diversi — dall’arte bizantina alle avanguardie — ma tenuta insieme da una forte unità narrativa. Maria appare subito come perno del racconto: una linea di forza che scandisce e lega le scene della prima parte: l’Annunciazione, il Sogno di Giuseppe, la Visitazione, il Viaggio verso Betlemme e il “Non c’era posto per loro nell’albergo”.

Sono episodi tratti dai Vangeli e, al contempo, interpretazioni dei sentimenti di Maria messi in scena attraverso figure, ritmi plastici, volumi e giochi di luce. Ciascun artista ha distillato il senso profondo di ogni episodio e di ogni stato d’animo, sottolineandolo con la peculiarità dello stile artistico scelto. La composizione della Natività, cuore del percorso, si sviluppa in un flusso continuo di linee e figure che si avvolgono attorno a Maria e al Bambino, posti al centro simbolico della scena. È il fluire dell’universo verso il cuore della Rivelazione.

Dopo questo snodo qualcosa cambia. Non c’è una frattura dichiarata, ma uno slittamento. Le figure sono meno legate a un tempo definito, le forme iniziano a parlare un linguaggio figurativo che appartiene al presente.

Basta un istante perché lo sguardo colga una tensione, una trasformazione che si sta sprigionando. Da un blocco monumentale di sabbia emergono due figure. Da un lato c’è una donna raccolta in sé. Se ne vede solo il busto: il capo chino, le mani giunte, gli occhi rivolti in basso; sembra quasi trattenere il respiro. Tutto in lei è contenuto: la postura chiusa, il gesto che non osa uscire da sé.

Ma, nello stesso blocco, qualcosa sta cambiando: ecco che emerge una seconda immagine della stessa donna. Il busto ruota, il viso si illumina di un bellissimo sorriso; le spalle mostrano una nudità gioiosa. I capelli sembrano smuovere l’aria e danno la sensazione di un movimento in atto.

La scultura è costruita come se la sabbia avesse trattenuto tutta quell’energia e la liberasse improvvisamente. È un attimo dinamico, che l’occhio e la sensibilità percepiscono pur nell’immobilità della scultura. Un drappo trasparente, rosso fuoco, unisce le due figure: parte dal capo della prima e si posa sugli occhi della seconda, velandoli appena, come un legame di memoria. Rosso è il sangue, il cuore, la passione, ma anche la sfida, il rischio e la responsabilità reclamati da ogni cambiamento. Le visitatrici lo sentono subito: questa non è solo una scultura di sabbia, ma una storia che le riguarda profondamente.

Da qui in avanti, il percorso sembra farsi più essenziale. Le scene esprimono emozioni, sensazioni, moti dell’animo legati agli stessi nuclei di senso presenti già nella prima parte, ma trasportati ai nostri giorni. Una donna ferma davanti a una finestra aperta, colta nell’attimo in cui una decisione cambia per sempre la vita (“Annunciazione”). Due figure, quasi astratte, si tengono in equilibrio nello spazio che le separa, per simboleggiare il rispetto dell’altrui libertà, condizione indispensabile per l’amore vero (“Sogno di Giuseppe”).

Due donne, l’una di fronte all’altra, come in un riflesso speculare, intonano un inno laico di sorellanza (“Visitazione”).

Una testa femminile diventa luogo di gestazione del pensiero, della creatività o dell’idea di un figlio in carne e ossa (“Viaggio”). Un corpo di donna raccolto, seduto a terra, circondato da porte chiuse racconta il rifiuto e l’esclusione (“Non c’era posto”).

La nascita ritorna alla fine come evento collettivo: donne diverse, provenienze diverse, unite attorno a una vita che comincia. È un atto di resistenza e di rinnovata fiducia nell’Umanità.

Le ultime due sculture portano lo sguardo dentro le ferite del presente: la Strage degli Innocenti accostata ai conflitti contemporanei – in dialogo con Guernica di Picasso e Cry of Gaza di Omar Esstar – e una Pietà con Figlia, struggente denuncia del femminicidio.

Sono tutte opere che non hanno bisogno di spiegazioni: parlano direttamente all’anima, grazie alla sensibilità e alla maestria con cui gli artisti - Enguerrand David (Belgio), Lotte Oster (Olanda), Oscar Rodriguez Vila (Spagna), Gianni Schiumarini (Italia), Irina Sokolova (Russia-Belgio), Ornella Scrivante e Mario Vittadello (Italia) - hanno saputo dar forma, corpo e spessore alle emozioni.

La mostra sarà visitabile fino al 1° febbraio 2026. Per gli orari: si può consultare la pagina online presepelignano.it. 

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