Demetra Bellina, «ragazza ribelle a mio agio in Tv con Rocca e Boni»

L'attrice udinese debutta in televisione con la fiction “Di padre in figlia”, una serie «sull’emancipazione femminile»

«La rabbia, se non ce l’hai dentro veramente, e te la chiedono, la devi trovare. Poche storie. É stato più difficile farla uscire, la mia Sofia, che farla entrare», spiega Demetra Bellina, ventunenne udinese deb in Tv con una fiction di serie A, . Di padre in figlia, soggetto di Cristina Comencini, da ieri sera su Raiuno per quattro puntate diretta da Riccardo Milani, che già firmò Una grande famiglia.

«Mi sono rivista film forti, da Trainspotting a Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, avevo bisogno di caricarmi di un po’ d’odio. E ho ascoltato punk a tutta birra. Poi, pian piano, la ribelle Sofia si è fatta largo nel mio cuore, conquistandomi».

Eppure pareva che quel posto, a Demetra, fosse già sfuggito. «Fui convocata al primo provino, che andò maluccio per la verità. E me ne tornai a casa convinta che l’avventura, la mia prima avventura televisiva, finisse in quella stanzetta ancor prima d’iniziare. “Guarda che Riccardo ti vuole vedere domattina a Roma, mi raccomando non fare tardi”, mi telefonò una sera il mio agente più o meno un mese dopo quel disastro. Evidentemente ero stata più severa del necessario con me stessa. Insomma, scesi di corsa nella capitale, Milani mi affiancò l’attore che interpretava mio fratello e disse okay, la parte è vostra».

Alessio Boni è Giovanni, un imprenditore veneto di Bassano del Grappa, indole violenta che scarica sulla moglie Franca (Stefania Rocca) e sulle due figlie Maria Teresa ed Elena (Matilde Gioli e Cristiana Capotondi). Sibilano gli anni Cinquanta e si arriverà fino agli Ottanta inoltrati, una sorvolata impegnata su trent’anni di tricolore nel bel mezzo dell’emancipazione femminile.

«Saranno le donne a dire basta a quella specie di sottomissione che pativano senza controbattere, perché così stava scritto», spiega Demetra, capitata in un cast lussuoso e accolta come? «Travolta da mille attenzioni. Non ci speravo in quanto ultima arrivata. Ci si fa dei film, no? Ecco, il mio aveva come protagonista una principiante costantemente snobbata dai divi. Smentita alla grande. Boni e Rocca mi hanno coccolata come due genitori veri. Adorabili. Cristiana è una professionista pazzesca. Quando è in scena non calcola nessuno, entra in una concentrazione impenetrabile. Fuori dal set è stata molto carina con me e così Matilde. Non potevo sperare di meglio per questa mia entrée nella televisione di prima classe».

Stare a galla nel mare magnum dello show business è una specie d’impresa vietata agli animi sensibili. «Dipende da che meta scegli: se ti accontenti di stare in disparte, bene, forse è più facile. Vuoi salire? Devi avere pazienza e sperare nella buona sorte. Un paio di volte ho stretto in pugno la finale e la parte l’hanno data all’altra. Sono colpi durissimi. Sei a porta vuota e con un pallone tra i piedi. Tiri e si materializza improvvisamente il portiere che para. Adesso va di moda spedire video. Un vero incubo per me così poco tecnologica. “E spediscilo entro domani, ti chiedono. E tu t’arrangi alla meglio. Comunque un paio di piedi li ho messi pure al cinema. Piccole parti, ma va bene così. In Youtopia di Berardo Carboni e ne La Terra dell’abbastanza dei fratelli D’Innocenzo. D’altronde questo è ciò che voglio e non ho alcuna intenzione di deviare il mio passo in qualche altrove molto meno affascinante».

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