De Eccher acquerellista: le Dolomiti a Long Island

UDINE. Fino al 30 aprile l’udinese-bolzanina Riccarda de Eccher espone i suoi acquerelli di montagne alla biblioteca pubblica di Port Washington, a Long Island, a meno di un’ora da New York. La...

UDINE. Fino al 30 aprile l’udinese-bolzanina Riccarda de Eccher espone i suoi acquerelli di montagne alla biblioteca pubblica di Port Washington, a Long Island, a meno di un’ora da New York. La mostra si intitola Dolomites e comprende dodici acquerelli dedicati alle vette che più hanno ispirato la produzione pittorica tardiva di questa signora vulcanica, sportivissima, dai lunghi capelli sale e pepe. «Gli americani mi chiedono spesso se me le invento, queste cime insolite. Le Dolomiti per loro sono un’idea, di fatto non le conoscono così bene». Saranno molti di più a conoscerle dopo essere passati alla Main Gallery di Port Washington, biblioteca che nell’arco un anno conta in media un milione di visitatori/utenti.

«Sono contenta di questa occasione di visibilità, anche perché mi è arrivata per filo di pittura e non per filo di montagna, come le precedenti esposizioni». Riccarda – che vive a Long Island con marito e figli e torna a Udine ogni due, tre mesi – è stata valente alpinista in gioventù e in età matura si è avvicinata ai pennelli, trasformando un hobby in un lavoro quasi a tempo pieno. E così alla prima mostra del 2006 a Cortina d’Ampezzo sono seguite Belluno, altre località di montagna tra Veneto e Friuli, Trieste, Gorizia, Lubiana e le esposizioni americane. Una media di più di una mostra all’anno: «Dipingo ogni giorno, con la luce migliore. Questa volta propongo anche lavori di grandi dimensioni, due Pelmo di 150 x 110 cm, uno dalla Val Fiorentina, l’altro dalla Valle del Boite. Sono formati seri, una vera sfida per l’acquerello. Notoriamente una tecnica che nasce per essere realizzata all’impronta, en plein air, con taccuini al seguito, carte di piccolo formato e velocità di esecuzione. Protagoniste a Port Washington sono soprattutto le Dolomiti cortinesi, Cristallo, Sorapis, Croda da Lago, ma compaiono anche le Sorgenti del Piave e il friulanissimo Bivera, cima di confine tra la Carnia e il Cadore: «Una montagna che amo molto, mi ispira la sua conformazione». Niente paesini, vedute olegrafiche, malghe e segni dell’uomo nei suoi quadri, solo tagli “alti”, cime, crode, massicci, in cui si rivela lo sguardo dell’alpinista di un tempo e l’attenzione ai volumi, alle forme pure. «Conosco la storia di ogni cima. Alle volte mi capita, dipingendo, di salire per una via e scendere per un’altra, per pieghe e fessure della roccia». Le montagne, questo il parere della de Eccher, non possono stancare, ci sarà sempre una luce, un’angolazione, una prospettiva che possa diventare oggetto di indagine pittorica. «In tanti mi hanno chiesto se non sono stufa di dipingere cime, ma è impossibile, sono sempre diverse! E poi basta ricordarsi di Cézanne, lui per tutta la vita ne ha dipinta una sola (la Saint-Victoire, ndr) e non era certo il Pelmo».

Melania Lunazzi

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