De André raccontato da Morgan: «Artista che scuote ed emoziona»

UDINE. Incontrare Marco Castoldi è un po’ come mettere piede su un altro pianeta. Che non a caso porterebbe il nome di Morgan. Nulla a che vedere con tutti gli altri corpi celesti. Lo spazio e il tempo sembrano rispondere a regole inedite, quasi come in uno dei capolavori di Christopher Nolan.
Ma qui non serve un’astronave per raggiungere il wormhole e dare inizio all’esplorazione. Basta incrociare una delle arti a cui è dedito il cantautore e polistrumentista, magari profittando del concerto che giovedì 27 agosto in Castello a Udine, nell’ambito di Udine Vola 2020, Morgan assieme all’ensemble #Voltalacarta dedicherà a Fabrizio De André (inizio alle 21.30). Nel frattempo, qui si compie un piccolo passo sul pianeta Morgan.
Cosa sta facendo ora Morgan?
«Sto guardando una porta, al di là della quale c’è una camera da letto e poi una finestra aperta tramite cui vedo un’altra casa. Qui c’è un lampadario, un soffitto alto e una porticina che conduce al mio studio. L’abitazione in cui mi trovo l’ho affittata perché non ho più il luogo dove avevo costruito la mia vita di musicista e di uomo.
Mi hanno sottratto la mia casa, il laboratorio di un artista, distrutto per delle ragioni che non dipendevano da me. Un sopruso enorme. L’artista è il punto di incontro tra cultura e mercato: fare un’azione sottrattiva e distruttiva dell’abitazione di un artista vivo è un gesto autodistruttivo per una nazione, l’artista a livello sociale è una linfa vitale e andrebbe protetto».
Di questo parla “Essere Morgan. La casa gialla” (La nave di Teseo), libro uscito lo scorso 14 maggio.
«Nel libro mi rivolgo alle istituzioni con una riflessione e un invito, racconto perché sostengo sia stato compiuto un abuso e perché non si dovrebbe più ripetere. L’artista vivo è una risorsa enorme per una nazione, però è vulnerabile, esposto a maggiori possibilità di essere ferito o addirittura annientato, come nel mio caso. Da un punto di vista psicologico questo fatto mi ha traumatizzato, il disinteresse che c’è stato da parte di tutti i miei colleghi poi mi ha avvilito molto».
C’è stata una reazione, con il libro ma anche con la visita a Villa Verdi testimoniata su YouTube.
«Sono una persona viva, per quanto possa essere ferito cerco di far tesoro della mia sofferenza e tirare fuori, come dice il “Va, pensiero”, dal patire virtù. Mi sono recato a casa di Verdi perché si tratta dell’ennesima dimostrazione di incuria governativa. I governanti non sono all’altezza dell’Italia, se lo fossero casa Verdi non cadrebbe a pezzi. Ciò è assurdo in quanto Verdi è il musicista più importante del mondo, l’unico uomo culturale italiano a essere riuscito ad imporsi in tutto il mondo».
Da Verdi a “Dentro e fuori Faber”, a Udine: come raccogliere l’eredità di De André?
«Nel modo più semplice: cantandolo, suonandolo e ascoltandolo. Il grande valore che risiede dentro la sua musica è lo sforzo che ti chiede, di fermare tutte le tue stupidaggini ed entrare in un mondo che ti costringe a mettere in funzionamento il tuo apparato emotivo, e a quel punto ti scuote e ti emoziona. E lì scopri che in realtà quel mondo è un dispositivo di pietà, esattamente come lo è una religione». —
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