Dallo Stellini al simposio mondiale su Aristotele

Paolo Badalotti invitato a Mosca per la conferenza internazionale sui lasciti del filosofo a 2400 anni dalla nascita
Di Michela Zanutto

L’accademia di Mosca invita un insegnante del liceo Stellini a parlare di Aristotele. Il 58enne triestino Paolo Badalotti da lunedì parteciperà alla conferenza internazionale “The legacies of Aristotle as constitutive element of european rationality” (I lasciti di Aristotele come elemento costitutivo della razionalità europea), intervenendo su alcuni aspetti del commento di Simplicio al De caelo di Aristotele.

Tutto nasce dai contatti che Badalotti ha saputo nel tempo stringere con Cambridge. Oltre la Manica l’insegnante è stato visiting professor e lì ha conosciuto David Sedley e Goeffrey Lloyd entrambi docenti della prestigiosa università inglese, Lloyd nominato nel 1997 anche baronetto per “i servizi resi alla storia del pensiero”. «A maggio sono stato invitato a un seminario all’università di Cambridge che riguardava un’opera del più importante commentatore aristotelico dell’antichità, Alessandro di Afrodisia vissuto nel II secolo – racconta Badalotti –. Successivamente ho ricevuto una mail dal professor Valery Petroff, membro dell’Accademia delle scienze di Mosca, che mi ha chiesto di proporre un argomento per uno dei convegni organizzati in occasione dei 2 mila 400 anni dalla nascita di Aristotele».

Un invito che «fa tremare un po’ i polsi – confessa Badalotti –, sono ovviamente felice, ma preoccupato di essere all’altezza». Lo speech di Badalotti è in programma martedì e avrà come moderatori Valery Petroff e Olga Alieva. «Il commentatore del VI secolo Simplicio ha scritto vari commenti alle opere aristoteliche uno dei quali è giunto integro e riguarda un’opera cosmologica che si chiama De caelo – ricorda Badalotti –. Simplicio nel fare il commento a quest’opera fornisce una tale quantità di informazioni che ci permettono di ricostruire gran parte della tradizione dei commenti alle opere di aristoteliche durante l’antichità. Gli antichi per spiegare un’opera utilizzavano tutte le informazioni contenute anche in altre opere aristoteliche. Così anche per Platone. In sostanza incrociavano le fonti. Allora è interessante capire come i testi venivano utilizzati per spiegare. Non avevano nessun problema a essere troppo rigorosi, anzi, citavano interi brani fra virgolette. Cosa che oggi permette di ricostruire opere andate perdute. In questo modo Simplicio diventa fonte indiretta per ricostruire il commento di Alessandro e di altri autori che cita».

Una passione per Aristotele e per l’antichità che Badalotti scopre sui banchi dell’università grazie a un suo insegnante, Pierluigi Donini: «Tutto l’interesse verso Aristotele è iniziato ai tempi dell’università – ricorda –. Ho fatto lettere classiche a Trieste e durante quegli anni ho avuto una grande fortuna, perché ho fatto l’incontro della vita. Ho seguito le lezioni di Pierluigi Donini, docente torinese che dal 1969 al 1981 era a Trieste. Da quel momento in poi la mia vita è cambiata. Era ed è una persona straordinaria, le sue lezioni hanno riguardato la tarda antichità ed è da lì che tutto è cambiato nella mia vita. Devo dire grazie a lui se ho questa opportunità e questa occasione».

Tre anni fa Badalotti ha passato una parte della sua estate chiuso a leggere nella biblioteca della Baviera a Monaco, la Bayerische Staatsbibliothek perché «cercavo tranquillità per rileggere alcune opere biologiche di Aristotele – spiega –. E quindi mi sono immerso nella lettura di queste opere sulla biologia, sugli animali. Alla fine di queste giornate avevo la sensazione di dialogare con Aristotele. Perché le sue spiegazioni sono quasi dei racconti, un dialogo con il lettore. Insomma, Aristotele non è un figura arida, lontana e incomprensibile, è una figura che pian piano ti riscalda un pochettino e non ti fa sentire solo anche se è un autore molto complesso».

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