Dalle pendici del Bivera spunta un ghiacciaio vecchio di diecimila anni

Il ghiacciaio è stato scoperto a una quota di 1800 metri. Hanno collaborato tecnici del Consiglio Nazionale delle Ricerche, le Università di Udine, Trieste e Insubria di Varese assieme alla Università britannica di Aberystwyth, nel Galles

SAURIS. Al confine fra Veneto e Carnia è stato scoperto un ghiacciaio che al suo interno conserva ancora un bacino che data diecimila anni. Una scoperta di rilevante portata come ha dichiarato il sindaco di Sauris Ermes Petris «che conferma la straordinaria particolarità geologica e di biodiversità del comprensorio del monte Bivera, già inserito nell’elenco dei siti di interesse comunitario».

La scoperta è stata fatta dal team guidato da Renato Colucci del Cnr che ha studiato per anni alcuni buchi che soffiano aria fredda alla base del deposito. Dopo ripetute misurazioni della temperatura del suolo e dell’aria che entrava e usciva da questi fori, e una meticolosa indagine geomorfologica, il team di ricerca ha scoperto che a partire da una profondità di circa 8 metri dalla superficie topografica c’è un corpo di ghiaccio misto a detriti che doveva avere un volume compreso tra i 2,4 e i 3,7 milioni di metri cubi, nella fase di massima attività, oggi ridotto a circa 1-1,5 milioni di metri cubi.

Il lavoro scientifico è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Geomorphology”.

Il ghiacciaio è stato scoperto a una quota di 1800 metri. Hanno collaborato tecnici del Consiglio Nazionale delle Ricerche, le Università di Udine, Trieste e Insubria di Varese assieme alla Università britannica di Aberystwyth, nel Galles.

Il ghiacciaio antico è denominato Rock Glacier. «Nella nostra regione – ha detto Renato Colucci – esistono 52 ghiacciai “relitti”, che conservano la forma del ghiacciaio preesistente, ma sono vuoti al loro interno.

Quello scoperto vicino Sauris è dunque un unicum in regione, perché appunto al suo interno ci sono da un milione ad un milione e mezzo di metri cubi di ghiaccio di diecimila anni fa».

«Il prossimo passo – ha proseguito il ricercatore – sarà quello di precisare l’età del ghiacciaio e scoprire così anche quali sono stati i cambiamenti climatici da allora sino ai giorni nostri ».

Nell’altopiano di Casera Razzo quello che sembrava un innocuo accumulo di detriti si è rivelato un ghiacciaio roccioso di epoca lontanissima, destinato dunque a migliorare la conoscenza della morfologia del territorio.

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