Dalla tv al teatro, “Telephaty” sbarca in Friuli con il mentalista Francesco Tesei
Quattro appuntamenti, si parte venerdì 9 febbraio a Lestizza: «Nessun miracolo, solo tecnica e applicazione»

UDINE. Francesco Tesei è un mentalista. L’istinto ti fa credere che uno come lui riesca a leggere i pensieri o, comunque, sfoderi un potere occulto. Tesei è uno showman piuttosto noto tant’è che la televisione se lo assicurò per un programma di genere e, ora, è in tour per l’Italia con l’ultimo “Telepathy”.
«Le date friulane — le ricordiamo: venerdì 9, a Lestizza, venerdì 16 a Pontebba, domenica 18 a Grado e lunedì 19 a San Daniele, a cura dell’Ert — saranno le penultime, spiega, la tournée si concluderà in Emilia Romagna e poi sotto con il mio quinto spettacolo».
Mi chiedo se il termine mentalista sia recente o si perda nel tempo.
«È piuttosto antico. Si scoprì che un figlio di Faraone si dilettasse a giocare con la mente degli altri, quindi — come vede — non è un’invenzione contemporanea, sebbene questa sia un’arte influenzata dalle mode e dai contesti culturali di ogni epoca. Negli anni Settanta il mentalismo si chiamava “Esp”, ovvero Extra Sensorial Perception, esperimenti occulti, direi, estesi persino all’esercito americano. Chi non si ricorda di Uri Geller? L’israeliano che piegava i cucchiaini in Tv divenne un simbolo della pratica e molti si convinsero che fosse un tipo paranormale».
Perché non lo era?
«Ma no, fu smascherato nonostante, allora, non ci fossero né i social né le telecamere nascoste».
Quindi mi vuol dire che c’è un trucco?
«Le dirò. Il mentalismo è il primo cugino dell’illusionismo. Ecco, io nella mia precedente esperienza facevo il mago, uso questo termine per maggior chiarezza. Ovvero segavo una donna in due, estraevo conigli dai cilindri, cose così. Ho navigato parecchio con i transatlantici prima di scendere a terra e farmi notare da un agente, col quale lavoro da vent’anni».
Sì, però lei non mi ha risposto?
«Già, ha ragione. Certo che c’è. Gli occhi dello spettatore non sempre inquadrano l’oggetto, proprio quando non lo fanno, e succede, avviene la piegatura. Questo non sminuisce la bravura, sia chiaro. Uri, però, fece del suo dono una particolare unica e quando lo beccarono la sua carriera ebbe una sospensione».
Mi perdoni la franchezza Francesco: legge nelle mente della gente?
«Le risponderei ni. Diciamo che sul palcoscenico uso delle tecniche che hanno radici nella psicologia e nella comunicazione. Come un pittore anche io mi servo dei pennelli per dipingere delle suggestioni. Le confesso: se incontro un amico per strada non so cosa stia pensando, ecco voglio essere sincero, quando uno del pubblico sale sul palco ho gli strumenti per poterlo illudere. Mi fa piacere quando ricevo le mail dai giovani che dicono di aver scelto la facoltà di psicologia dopo aver visto un mio show».
Che vedremo in Teraphy?
«Posso fare una premessa?»
Certamente.
«Intanto il format fu creato durante il lockdown. Nel momento di maggior sofferenza per chi, come me, calca i palcoscenici per vivere. Telepatia è composto da due parole Tele, che in greco significa distanza, e pathos, amore sofferto. La nostra passione per non poter condividere la vita. Ho seminato nella serata molte metafore che svelano delle ossessioni. Ci sarà anche una conversazione tra me e il mio me sullo schermo. È bene precisare l’abbattimento della quarta parete in teatro, quindi il dialogo con la platea è fondamentale».
La gente è diffidente?
«Appena capiscono il metodo trasformano i dubbi in fascinazione. Quello che vorrei sottolineare è il grande studio a cui mi sono sottoposto per arrivare fin qui. Prove e letture, letture e prove. Vede, io non credo nella fortuna rappresentata dalla dea bendata. Se un qualcosa di bello ti succede, vuol dire che tu hai lavorato affinché quella cosa bella accadesse, è merito tuo, questo è importante. Nulla di quel che faccio è spacciato per miracoloso. Solamente tecnica e applicazione meticolosa. Ormai so come interpretare gli atteggiamenti di chi entra a far parte dell’esperimento. E sono contento quando i suoi occhi mi comunicano stupore».
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