Dal titolo mondiale ai duelli con Kasparov: la stella di Karpov illumina Spilimbergo

Arriva in Friuli uno dei migliori giocatori di tutti i tempi. Leader della grande scuola sovietica, sfidò 144 volte l’altro K

Anatolij Karpov (nato a Zlatoust, sugli Urali, nel 1951) va annoverato nella triade dei massimi giocatori di scacchi dell’ultimo mezzo secolo, se non di tutti i tempi, assieme a Garry Kasparov e Bobby Fischer.

Una stella di tale grandezza sarà presente nei prossimi giorni a Spilimbergo, ospite del tradizionale torneo che radunerà nella cittadina friulana una folta pattuglia di campioni, ma anche di appassionati locali. Venerdì comincerà il torneo, domenica Karpov giocherà una spettacolare simultanea. Dotato di grande acume strategico, Anatolij Karpov sembra conoscere sempre con largo anticipo la migliore collocazione dei pezzi sulla scacchiera. Campione mondiale giovanile nel 1969, pochi anni dopo vinse il torneo dei candidati e divenne lo sfidante al titolo assoluto.

FISCHER SI ECLISSA

Gli scacchisti di una certa età si rammaricano ancora di non aver potuto assistere all’incontro Fischer-Karpov, in programma nel 1975 e non disputato perché il bizzarro campione americano, dopo aver conquistato nel 1972 il titolo mondiale nel celebre match di Reykjavík contro Boris Spasskij, smise di giocare e si eclissò. Così Karpov divenne campione del mondo senza muovere un pedone, ma negli anni seguenti dimostrò di meritare la qualifica, vincendo numerosi tornei e difendendo la corona due volte contro Viktor Korčnoj. Ben pochi sono i giocatori che possono vantare di avere sconfitto Karpov nel decennio in cui detenne il titolo mondiale.

L’AVVENTO DI KASPAROV

Di lì a poco tuttavia comparve sulla scena il giovane Kasparov, che rapidamente scalò le vette della graduatoria internazionale. Nel 1984 i due K si incontrarono in un interminabile match, organizzato con una formula infelice che non teneva conto delle patte e intendeva assegnare il titolo a chi avesse per primo conseguito 6 vittorie. Dopo mesi di gioco e ben 48 partite, l’incontro fu sospeso, con Karpov in vantaggio 5-3 ma fisicamente stremato. Molti videro in questa decisione la preferenza dei vertici sovietici per Karpov (che era membro del Partito comunista e aveva intrattenuto un cordiale rapporto con Brežnev) rispetto al “ribelle” Kasparov. L’incontro si rigiocò nel 1985 e laureò Kasparov campione del mondo.

LA SCUOLA SOVIETICA

Bisogna però fare un passo indietro per ricordare che cosa fu la scuola scacchistica sovietica. Poco dopo la rivoluzione del 1917, Lenin (appassionato giocatore) assegnò l’incarico di pianificare l’attività scacchistica nel paese al maestro Aleksandr Il’in-Ženevskij, e questi già nel 1920 (prima ancora che si costituisse l’Urss) organizzò il primo campionato sovietico, vinto da Aleksandr Alechin (che nel 1927 diventerà campione del mondo). Nei decenni successivi gli scacchi in Unione Sovietica conobbero uno sviluppo enorme.

È inopportuno elogiare un regime che causò la morte prematura di decine di milioni di suoi cittadini, ma per gli scacchisti l’Urss era una sorta di paradiso. I sovietici ebbero il merito di considerare gli scacchi uno sport e di organizzarlo di conseguenza, con istruttori a ogni livello e selezione dei giocatori promettenti fin dalla più tenera età. Così nel 1970 la Federazione scacchistica sovietica contava 5 milioni di tesserati e aveva più grandi maestri di tutti gli altri paesi messi assieme.

La superiorità era tale che dagli anni Quaranta agli Ottanta i sovietici vinsero regolarmente il campionato del mondo individuale (con Botvinnik, Smyslov, Tal’, Petrosjan, Spasskij e poi Karpov e Kasparov) e le Olimpiadi (campionato del mondo a squadre, che si disputa ogni due anni), con due sole eccezioni: la già ricordata vittoria di Fischer nel 1972 e la medaglia d’oro olimpica conquistata dall’Ungheria nel 1978.

L’Urss prevaleva anche in campo femminile, col titolo mondiale saldamente in mano a due georgiane, Nona Gaprindašvili (campionessa dal 1962 al 1978) e Maja Čiburdanidze (dal 1978 al 1991). E in due occasioni, a Belgrado nel 1970 e a Londra nel 1984, si disputò un incontro su 10 scacchiere fra Urss e Resto del mondo, in cui prevalsero i sovietici (20½-19½ e 21-19 rispettivamente). Nel 1984, Karpov giocava in prima scacchiera, Kasparov in seconda.

DOPO IL MONDIALE

Paradossalmente, il periodo migliore di Karpov fu dopo la perdita del titolo mondiale. Il tentativo di riconquistare la corona migliorò ulteriormente la qualità del gioco di Karpov, ma anche di Kasparov. Ognuno dei due imparò dai punti di forza dell’altro: Karpov apprese ad affinare le aperture, Kasparov a gestire meglio i finali e le posizioni semplificate.

Così nei ripetuti incontri per il titolo mondiale vennero fuori battaglie titaniche. Karpov si lasciò sfuggire l’occasione di ridiventare campione a Siviglia nel 1987, quando, in vantaggio 12-11, perse l’ultima partita, consentendo a Kasparov di pareggiare il conto e conservare il titolo. Fra il 1984 e il 1990 i due grandi avversari disputarono cinque match, giocando 144 partite: 21 vittorie per Kasparov, 19 per Karpov, 104 patte.

Karpov rimase il numero 2 nella graduatoria mondiale fino al 1995; dopo Fischer, furono i due K a illuminare il firmamento scacchistico negli ultimi decenni del XX secolo.

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