Dal friulano al frisone: le minoranze linguistiche si confrontano a teatro
La nuova collaborazione del Tsf con l’Olanda: a novembre “Wat Soesto!” di Freark Smink. Somaglino: «Abbiamo molte cose in comune, è un primo passo per altre aperture»

Primo importante appuntamento internazionale per il Teatri Stabili Furlan (Tsf): l’incontro con un teatro olandese, meglio frisone, della regione settentrionale, cioè, del Paesi Bassi. Una regione di lingua e cultura minoritarie nel confronto con la quale potranno venire importanti indicazioni anche per il giovane Teatri Stabil.
Che punta alla creazione o comunque a una collaborazione con altre realtà teatrali minoritarie europee per un allargamento di prospettiva delle proprie iniziative e attività.
Primo appuntamento dunque con Wat Soesto!, un testo e uno spettacolo di Freark Smink, autore e interprete e di Jos Thie, il regista che guiderà anche gli attori Carla Manzon e Federico Scridel interpreti della versione in friulano, che si intitolerà Ce crodistu di fa! E che andrà in scena per la stagione del Tsf il prossimo 24 novembre al Teatro Bon di Colugna nella traduzione di Serena Fogolini.
«Questo primo appuntamento – ci dice Massimo Somaglino, direttore del Tsf – rappresenta un primo passo verso una apertura del Tsf verso altre realtà consimili. Per cui siamo particolarmente felici di questa collaborazione non solo per la qualità artistica dello spettacolo, ma anche perché ci sta consentendo di lavorare con un’altra minoranza linguistica europea, cosa che non succede spesso.
Il teatro farà da ponte fra la lingua e la cultura frisona e quella friulana, che abbiamo scoperto avere molte cose in comune».
Anche se, parlando con Smink, a Udine per un primo step verso la realizzazione dello spettacolo, si evince soprattutto una grande differenza per quanto riguarda l’attenzione da parte dello Stato verso una realtà, in questo caso quella teatrale, che nel solo capoluogo Looewarden conta ben due formazioni di teatro professionista, il Tryather e il Pier 21, mentre nel resto della regione operano altre 5 compagnie professionistiche.
«Si tratta – spiega lo scrittore frisone – di importanti realtà che godono dei finanziamenti pubblici e che garantiscono il lavoro per tutto l’anno a compagnie che tra attori e tecnici sono alquanto numerose.
Faccio un esempio: sin quando ho lavorato come attore fisso, ora da alcuni anni sono in pensione in pensione e faccio lo scritturato per singoli spettacoli, il Tryather contava tra attori e tecnici assunti e regolarmente stipendiati per tutto l’anno circa una trentina di dipendenti. In più ogni villaggio anche piccolo, e siamo attorno ai 400, annovera una sua compagnia amatoriale».
«Tutto ciò, continua Smink, permette anche una circuitazione molto capillare degli spettacoli professionali in un’ottantina di piazze, il che significa che in una stagione si arriva a raggiungere un numero molto elevato di persone: solo lo scorso anno con Wat Soesto! abbiamo incontrato almeno 20.000 persone».
Una realtà che annovera anche un ricco gruppetto di scrittori e drammaturghi in lingua frisone. E a questo proposito abbiamo chiesto che tipo di testi vengono scritti e rappresentati, e qui le somiglianze con il teatro in friulano si fanno più nette, nel senso che «i gruppi amatoriali e i loro autori puntano a messe inscena ironiche, comiche, quando non farsesche, con l’evidente scopo di far ridere e intrattenere.
Quelli che invece vengono realizzati o programmati dalle formazione professionistiche puntando anche a temi più seri, drammatici, che raccontano della nostra realtà e della nostra storia». Come nel caso di Wat Soesto!, che mette in scena il disincanto e la crisi di un uomo ormai adulto, contadino di origini che vede stravolto il mondo della sua infanzia e giovinezza, un mondo fatto di suoni legati alla natura, di paesaggi incontaminati dove la natura si esprimeva in tutta la sua ricchezza e varietà.
«Un mondo di cui andavo fiero e orgoglioso – ancora Smink – che è figlio di contadini, dove i rumori dei grandi macchinari agricoli ha soppiantato il canto degli uccelli, dove la legge del profitto fa strame delle esigenze della natura»
Quello della traduzione resta, come anche per il teatro in friulano, questione abbastanza scottante. «Ma nel caso specifico – spiega la traduttrice Serena Fogolini – il problema non è stato soverchio, vuoi perché il copione tratta di questioni molto affini alla società contadina che sino a qualche decennio fa era predominante in Friuli, tanto che il titolo, ad esempio, Wat Soesto! che sta a dire un’imperiosità di toni che non ammettono repliche ha trovato una perfetta consonanza con il friulano Ce crodistu di fa!, mentre nella versione olandese si son dovuti accontentare di un più generico Sono contadino».
Ecco la traduzione cui è intimamente legata la circolabilità di uno spettacolo. «Infatti – così Smink – che in questa prima tranche di lavoro è accompagnato dalla moglie, l’attrice Klaasje Postma che dello spettacolo frisone è interprete nel ruolo della madre, quando dobbiamo uscire dai confini regionali, o traduciamo direttamente in olandese, oppure operiamo delle rielaborazioni del testo, giocando su assonanze linguistiche, mantenendo espressioni frisoni, cercando cioè di non perdere nella traduzione lo spirito del testo».
Dopo la messa in scena di Ce crodistu di fa!, il 25 novembre sempre al Bon di Colugna De emigrant di Freark Smink con la regia di Jos Thie, un altro spettacolo, in frisone ma sottotitolato in friulano, del Pier21, col quale potrebbero aprirsi per il Tsf nuove e inaspettate collaborazioni.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto