Crozza e il Matano scemo

di Gian Paolo Polesini
L’onnipotenza da uno, nessuno e centomila - nel trasformismo satirico - ti trascina inevitabilmente al di sopra del rispetto. Un controllato pizzico al di là ci devi andare, altrimenti l’imbolsito spettatore manco ti guarda di sguincio, conoscendo però alla perfezione il limite invalicabile.
Crozza raggiunge l’anima di Frank Matano e se ne impossessa. O almeno crede di farlo. Non ci pare che il ragazzo sia un totale idiota, come il Crozza lo tratteggia. Uno nato male, ecco, con sinapsi inesistenti e incapace di controllare i gesti e le parole.
L’imitazione prevede, nell’incipit, un dito nel naso che estrare roba. «Una caccola!. Aspetta... 800 mila contatti su Facebook». Il contorcersi del personaggio con la lingua a penzoloni balbettando frasi sconnesse equivale a un pugno in faccia. Almeno così ci pare. Crozza poteva darglielo sull’uscio di casa, se proprio sentiva quell’impulso forte.
Dubitavamo nel divertimento massimo di Matano a vedersi riflesso in televisione così conciato. Lo scemo del rione, il poveraccio al quale allunghi la mentina e gli dici «saluta la mamma». Macché. Su Twitter compare un «Ti amo. Oddio!» a firma dell’italoamericano rivolto a Maurizio.
Ciò scatena alcune di ipotesi:
1) Matano si crede un deficiente.
2) Matano si è incazzato molto, ma ha scelto la strategia contraria alla classica, sperando di stupire lo stesso.
3) Essere imitati da Crozza comunque è un segno di popolarità e lo sputtanamento è compreso nel prezzo della gloria.
4) Matano ha sbagliato profilo. Voleva mandare Ti amo a una bionda conosciuta l’altra sera al night, ma - chissà come - ha cliccato Crozza.
5) Matano, nella realtà, non esiste.
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