Cristina D’Avena: «La musica aiuta ad avvicinarci ai bimbi di oggi»

La cantante ospite di Udine Comics & Games: «Il mondo delle sigle dei cartoon è cambiato»

Simone Narduzzi

UDINE. Chi sia, beh, lo si sa. Senza il bisogno di richiamare una fra le hit per lei di maggior successo. Lo sanno anche i Puffi, d’altronde, quanto Cristina D’Avena abbia dato all’infanzia di molti. E quanto tuttora stia dando alla scena musicale italiana.

Lei che cantando di quegli «strani ometti blu» ha vinto un disco d’oro, il suo primo, datato 1983; lei che attraverso la sua voce, inimitabile, familiare, ha accompagnato, e tuttora accompagna, il quotidiano di grandi e piccini.

Di tutte le età, allora, il pubblico atteso sabato 10 e domenica 11, a Udine, per il Comics & Games: sul palco della Fiera, la regina delle sigle sarà l’ospite d’onore, protagonista di uno show in grado di colorare il grigiore di questi tempi; capace di sollevare, incantare.

Poco più di quaranta minuti per oltre quarant’anni di brillante carriera: da «Memole dolce Memole» a «Capitan Tsubasa», l’appuntamento sabato, alle 17; il “meet & greet” al via dalle 18.

D’Avena, torna a Udine dove è sempre accolta con grande affetto. Che rapporto ha con la città, con la sua gente?

«Un rapporto bellissimo, di stima reciproca. A Udine, ma in tutto il Friuli, sono in tanti a volermi bene e lo dimostrano venendo sempre numerosi ai miei concerti, divertendosi. Udine è senz’altro una città importante per me».

Qui, come in tutta Italia, sono in tanti a volerle bene, anche in quest’epoca in cui l’odio, sui social, corre veloce: il segreto?

«Bisogna cercare di essere umili, di esser se stessi e di avere un rapporto vero, sincero e schietto con i fan, perché questo è quello che loro vogliono. Un rapporto di grande scambio, soprattutto in termini di energia.

Chi viene ai miei concerti se ne accorge: nel mio spettacolo entriamo in un mondo colorato che, purtroppo, ultimamente ci appartiene poco. E lì ci divertiamo, ci emozioniamo. In quel mondo, alla fine, vorremmo quasi restarci».

Com’è cambiato il mondo delle sigle, dei cartoni animati in questi anni?

«Si è evoluto, è cambiato tutto. Noi, per forza di cose, ci siamo adattati. Il pubblico stesso è cambiato, i bambini di oggi sono diversi da quelli di ieri. Eppure, sono convinta che se noi riusciamo a trasmettere le emozioni che venivano provate un tempo, abbiamo già fatto metà dell’opera. La musica è lo strumento che abbiamo per avvicinarci ai bimbi di oggi: per questo dobbiamo usarlo».

Ecco, quali sono allora le sigle più amate dai bambini di oggi? «“Capitan Tsubasa”, uno dei brani più recenti. Ma anche “Doraemon”, “Siamo fatti così”.

«E poi adorano i Puffi. Questi sono i brani più amati dalle nuove generazioni, ai miei concerti li cantano sempre a gran voce».

Recenti i suoi album “Duets”, in cui diversi artisti suoi colleghi duettano con lei cantando alcune delle sue sigle più amate. Altri progetti in pentola?

«Tantissimi. Ma sono ancora in fase embrionale, quindi posso solo dire che ci saranno senz’altro grandi sorprese… per i bimbi e per i non bimbi».

È grande l’attesa per la finalissima di Sanremo: i suoi ricordi legati al Festival?

«Nel 2016 ho partecipato come super ospite, mentre qualche mese fa, proprio al teatro Ariston, ho fatto un concerto insieme all’Orchestra sinfonica: è stato davvero emozionantissimo. Con il concerto, diciamo che ho un po’ anticipato i miei colleghi».

Un parere su di loro, sulle loro canzoni?

«Sono pazzeschi, li amo tutti: c’è la Bertè, che ha cantato con me “Occhi di gatto”, c’è Annalisa, che ha cantato “Mila e shiro”. Poi Nek, Emma… devo dire che quasi tutti hanno cantato le mie sigle. Spero vinca il migliore».

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