Cosí Lignano riscopre le 90 architetture del miracolo italiano

UDINE. Lignano, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, rappresenta un laboratorio di sperimentazione dell’architettura nazionale, oltreché un caso culturale interessante all’interno del “miracolo italiano”. La città accoglie molte realizzazioni firmate da architetti che qui si esprimono con una produzione di elevata qualità compositiva nutrita da colti riferimenti internazionali.
La mostra “Gianni Avon Architetture a Lignano 1954-1972” che si era svolta in terrazza mare e al centro civico durante l’estate dello scorso anno, aveva consentito ai suoi visitatori di guardare la città balneare con un occhio diverso dalla consueta fruizione turistica del mare e della spiaggia, evidenziandone le caratteristiche di laboratorio di architettura facendo conoscere alcune opere poco note del professionista udinese.
In seguito al successo dell’esposizione, l’Amministrazione comunale ha promosso una schedatura delle architetture del Novecento per valorizzare il suo patrimonio edilizio. Nasce cosí la mostra “90 architetture del Novecento a Lignano”, che si aprirà sabato 16 a Lignano, alle 20.30 alla Terrazza Mare.
Il lavoro di indagine, a cura di Ferruccio Luppi e di chi vi scrive, costituisce uno strumento divulgativo semplice, nato da uno studio che valorizza i materiali dell’archivio comunale e della biblioteca. Non pretende di schematizzare il tema complesso della formazione urbanistica della città balneare, ma è concepita per agevolarne la conoscenza e per fornire informazioni che stimolino in futuro ulteriori approfondimenti.
L’intento dell’iniziativa è quello di abbinare alla ricerca storica (sul campo e d’archivio) la promozione turistica e offrire una chiave importante di valorizzazione dell’immagine della città, rivolta ai suoi ospiti.
Uno strumento di guida semplice, che agevoli visite, passeggiate a piedi o in bicicletta alla ricerca di architetture degne di nota che ci riportano ad un contesto ricco di cultura e di notevole spessore artistico.
La mappa sarà consegnata dalle autorità comunali ai cittadini presenti all’inaugurazione, e le novanta architetture individuate saranno presentate al pubblico con una esposizione che le “racconterà” in modo piú esauriente. La descrizione si svilupperà soprattutto attraverso immagini fotografiche d’epoca e nuove riprese realizzate specificamente per questa mostra. Nel 2016 Lignano è ben consapevole di accogliere al suo interno un museo all’aperto di architettura del Novecento, di cui questa rassegna rappresenterà un primo catalogo ragionato.
Numerose le architetture poco conosciute messe in luce dalla ricerca, che l’esposizione intende valorizzare e alle quali sono dedicate queste brevi note e le realizzazioni di seguito descritte. Il “logo” della mostra è rappresentato dal decoro del complesso Leonardi situato a Lignano Sabbiadoro in via Friuli 8 di Franco Mannucci e Luigi Massoni, costruito fra 1956 e 1957.
L’elegante complesso a padiglioni presenta alcune figurazioni astratte policrome sulle sue facciate interne. Luigi Massoni, milanese formatosi al Politecnico, è noto sopratutto come designer, fu Compasso d’Oro con la cucina Xila per Boffi nel 1995, fu art director per molti anni del gruppo marchigiano “Guzzini”, contribuendo notevolmente al suo successo.
Altri progettisti noti di area milanese sono Mario Asnago e Claudio Vender, sodalizio noto per raffinati complessi multipiano a blocco nel capoluogo lombardo, che in via Alpina a Sabbiadoro porta a termine il complesso residenziale Arbo (1960-1961).
Di grande rilievo urbanistico il complesso Marina Punta Faro (1977-1984) dello Studio Nizzoli con Conti e Associati in via monte Ortigara, nei pressi della darsena.
Sempre a Sabbiadoro, in via Tolmezzo, colpiscono per accuratezza i nitidi volumi di casa Zatti (1955-1958) di Remo Sandri, geometra come Enor Milocco uno dei protagonisti, spesso assieme a Gino Biasi. Lo studio ha evidenziato non solo opere di architetti, ma anche di altri tecnici, come geometri e ingegneri.
Piú difficile mettere in luce altre novità architettoniche nella zona di Pineta, già ampiamente indagata a partire dal suo piano a chiocciola firmato da Marcello D’Olivo.
Oggetto di tanti studi e pubblicazioni sono gli architetti “friulani” di quegli anni, oltre a D’Olivo, Aldo Bernardis, Gianni Avon, Gino Valle e Paolo Pascolo, che qui ricordiamo oltre che per le ville per l’albergo delle Palme (1967-1968) in viale delle Palme 24.
Interessante il complesso Savio (1969-1972) di Ferdinando Anichini che si adagia fra arco del Tramonto e raggio della Lampara, insediamento dotato di una piacevole spazialità introversa che lo rende adatto al riposo vacanziero.
A poca distanza, in arco dell’Alba 71, la casa Chiesa(1966-1967), firmata da Sergio Los con Federico Motterle, una residenza dai volumi scultorei, giocati fra interno ed esterno.
A Pineta vanno segnalate anche alcune architetture di Giovanni Donadon, l’albergo Medusa Splendid (1957) in raggio dello Scirocco e casa Coran (1960-61) in arco del Maestrale.
A Riviera, lo studio individua due riuscite realizzazioni dell’architetto pordenonese Giannino Furlan: casa Lena (1969-1971), in viale delle Terme 21 e casa Pianca Salvador (1972-1973), in calle Bach. Sempre a Riviera, in calle Wagner 4, marcata da incisivi volumi geometrici, la casa Beltrame (1971-1972) di Giampiero Calligaro e Renato Lupieri e la vicina casa Mainardis (1970-1971) degli architetti veneziani Cappai e Mainardis, connotata da un peculiare impianto distributivo.
Con pochi passi a piedi si può raggiungere il complesso residenziale Riviera (1968-1972) in via del Commercio 11 e l'Eurotel (1968-70) in calle Mendelssohn dell’architetto udinese Domenico Bortolotti, purtroppo mancato recentemente.
Naturalmente l’elenco potrebbe essere lungo e comprendere tutte le novanta architetture individuate in questa città che colpisce per la qualità, tutta italiana, degli edifici che accoglie, in genere molto disegnati e curati nei dettagli, quasi un baluardo contro i nuovi formalismi standardizzati, imposti dalla globalizzazione.
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