Coronavirus, morto il grande architetto Vittorio Gregotti

Aveva concepito l’architettura come «una prospettiva sull’intero mondo e l’intera vita» usando le parole dell’archistar Stefano Boeri. Era un maestro per tutti Vittorio Gregotti, un uomo di cultura e delle istituzioni, uno dei grandi protagonisti del Novecento. È morto ieri mattina, a 92 anni, per complicazioni legate al coronavirus, dopo essere stato ricoverato nei giorni scorsi alla clinica San Giuseppe di Milano.
Era conosciuto in tutto il mondo per le sue opere. E tutto il mondo ora lo piange. Anche Udine dove aveva firmato il progetto di riqualificazione dell’ex area delle acciaierie Bertoli. Si sentiva legato a questa città sia professionalmente sia da un punto di vista affettivo. «Un’antenata di mia moglie portava proprio il nome di palazzo Kechler – aveva raccontato –. E poi Udine per me rappresenta molto anche dal punto di vista dell’architettura e della creatività.
Se ne va, dunque, «un uomo geniale, libero, visionario e concreto» come l’ha definito l’ex primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia con oltre 1.600 progetti in sessant’anni di carriera. «Un grande maestro – ha dichiarato l’architetto Renzo Piano – che lascia una grande eredità in difesa della città e del suo territorio. Profondo e autentico, come sono sempre stati i grandi maestri. L’ho avuto prima come insegnante, al Politecnico di Milano e poi per tutta la vita, come amico e guida severa. Mi resterà vicino, nel cuore e nel pensiero». Gregotti «papà dello stadio Ferraris a Genova» come ricorda il governatore della Liguria Giovanni Toti, aggiungendo: «Custodiremo i tuoi gioielli e vinceremo questa battaglia anche per te». Anche Milano gli deve molto: fu qui che nel 1974 aprì la Gregotti associati international, fu qui che, tra le altre opere, progettò il teatro degli Arcimboldi e il nuovo edificio universitario alla Bicocca. La Triennale nel 2012 gli ha conferito la medaglia d’oro alla carriera. «Con profonda tristezza salutiamo uno dei nostri più grandi architetti e ambasciatori nel mondo» ha scritto il sindaco Giuseppe Sala. Anche Torino lo piange. Gregotti ne ideò il piano regolatore e il sindaco Chiara Appendino lo ricorda su Twitter: «Ha dato un contributo determinante allo sviluppo della nostra città».
Gregotti era nato a Novara nel 1927. Dopo la laurea in architettura nel 1952 al Politecnico di Milano entrò, come prima esperienza, nello studio BBPR. Dal 1953 al 1968 svolse la sua attività in collaborazione con Ludovico Meneghetti e Giotto Stoppino. È stato anche docente di composizione architettonica all’istituto universitario di architettura di Venezia, ha insegnato nelle facoltà di architettura di Milano e Palermo. Se ne va, dunque, un maestro internazionale che, tra le varie opere, ha progettato gli stadi di Barcellona, il Centro cultural de Belem a Lisbona, l’ampliamento del museo d’arte moderna e contemporanea dell’Accademia Carrara a Bergamo, il teatro lirico di Aix-en-Provence e la facoltà di medicina della Federico II a Napoli. Il suo ultimo lavoro è la ristrutturazione da ex fabbrica a teatro del teatro Fonderia Leopolda a Follonica. —
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