Confini da Gauguin a Hopper: a Villa Manin, un viaggio nei capolavori dell’arte con 130 capolavori
Presentata la mostra ospitata negli spazi restaurati dell’Esedra di levante. Il curatore Goldin: «Un sogno diventato realtà». L’assessore Anzil: «Luogo di incontro e scambio»

Apre al pubblico “Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni”, una mostra unica e irripetibile negli spazi restaurati dell’Esedra di levante, nel complesso dogale di Villa Manin a Passariano di Codroipo.
Sono 130 i capolavori di una cinquantina di grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento, provenienti da 42 musei europei e americani che scandiscono un percorso internazionale, atteso con emozione. Nella sola giornata di mercoledì sono stati venduti 500 biglietti. Lo ha reso noto, durante la conferenza stampa, il curatore Marco Goldin, da due anni e mezzo impegnato nel progetto, promosso da Regione Fvg, all’interno del programma di “GO! 2025&Friends”, e da Erpac Fvg, organizzatore insieme a Linea d’ombra.
Il vicepresidente e assessore regionale alla Cultura e allo Sport, Mario Anzil, ha spiegato il senso del progetto: «La Regione ha tra gli obiettivi quello di promuovere una nuova chiave di lettura del concetto di confine: non più inteso come limite o fine, bensì come luogo di incontro, di scambio e di conoscenza delle diverse identità. Villa Manin, come un’agorà, favorisce una cultura di frontiera, che sta a metà strada tra visione politica e corrente letterario-artistica e canta anche il confine tra realtà e fantasia, tra ricordo e immaginazione, tra passato e futuro, tra altezze e profondità, in una prospettiva polifonica».
Proprio in questa direzione, il curatore ha declinato al plurale la parola “confine”. Dunque, il visitatore attraverserà “i confini”, entrando in un luogo che raccoglie opere dal valore complessivo di un miliardo e 700 milioni di euro. «Avendo dialogato in questi anni di preparazione con decine di direttori e curatori di musei di tutto il mondo – ha commentato Goldin – la cosa che mi sono sentito ripetere un po’ da tutti loro è stata proprio questa: l’ambizione del progetto. Ora che la mostra si apre, sono orgoglioso di poter consegnare a una terra come il Friuli Venezia Giulia un simile sogno diventato realtà».
L’esposizione prende avvio da una sala introduttiva, che vuole essere un sommario, un preludio al percorso, delineandone già i contenuti attraverso le opere di Anselm Kiefer e Mark Rothko, Gustave Courbet, Monet, Cezanne. Il primo capitolo della mostra è riservato al confine interiore, all’autoritratto. La sequenza è mozzafiato: Munch, Gauguin, Van Gogh, Hodler, Kirchner. Poi la galleria di splendidi ritratti: Courbet, Manet, Degas, Renoir, Modigliani, Bacon, Giacometti, nei volti di un confine quotidiano. La seconda area è dedicata al rapporto tra l’uomo e la natura, soprattutto nella grande pittura americana tra Otto-Novecento. Giungono per la prima volta in Italia o in Europa alcune opere di Homer, Hopper e Diebenkorn. Tra i maestri europei, Segantini, Böcklin e Matisse. “Alla ricerca del Paradiso perduto” è il tema della terza sezione. Eden esotici o più prossimi, espressi in opere universali, da Gauguin a Monet, da Van Gogh a Cezanne e Bonnard. Nella quarta sezione troviamo i confini come vicinanza, una quarantina di straordinarie xilografie giapponesi, possedute anche da Monet e Van Gogh. La quinta e ultima sezione occupa l’intero piano terra, con quasi 60 opere che sconfinano negli elementi naturali: montagne, mari, cieli e infine l’Universo.
Tra i giganti, Caspar David Friedrich, Cezanne, William Turner e Gustave Courbet, poi Monet. E ancora, Bonnard, Nolde, De Staël. Il cielo è interpretato via via da Friedrich, Turner, Constable, Boudin; dagli impressionisti Monet, Sisley, Pissarro; e poi da Munch, e ancora Monet, Piet Mondrian, Edward Hopper, Emil Nolde. Un’intera sala è riservata alle ninfee di Monet, in cui il cielo di Normandia si specchia nello stagno di Giverny. Infiniti i cieli interiori di un pittore immenso come Mark Rothko.
Grande soddisfazione ha espresso la direttrice generale dell’Erpac Fvg Lydia Alessio Vernì: «È stato un investimento significativo non solo in termini finanziari, ma anche in termini di competenze, aspetto che contribuisce allo sviluppo internazionale della cultura del territorio»
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