A Le Giornate del Cinema muto i volti delle star: O’Brien e Mackaill nel potente film di Flynn con le note del pianoforte

“The Man Who Came Back” venerdì 10 ottobre al Verdi di Pordenone. A interpretare la parte musicale sarà John Sweeney

Carlo Gaberscek
Una scena del film “The man who came back” @AMPAS -Margaret Herrick Library
Una scena del film “The man who came back” @AMPAS -Margaret Herrick Library

Un intenso primo piano di Dorothy Mackaill è l’icona ufficiale della 44ª edizione delle Giornate del cinema muto. È la coprotagonista di “The Man Who Came Back” (1924), prodotto dalla Fox Film Corporation e diretto da Emmett Flynn, in programma nella serata di venerdì 10 ottobre, che inizia al Teatro Verdi di Pordenone alle 21 con la cerimonia di consegna dei premi Jean Mitry. Il film, che sarà accompagnato al pianoforte da John Sweeney, ha inizio a New York, dove Harry Potter (George O’Brien), figlio di un milionario, si dà alla dolce vita, tra donne e alcol.

Il padre, temendo che il nome della famiglia venga disonorato, lo manda a San Francisco a lavorare nei cantieri navali di loro proprietà, ma, non avendo cambiato stile di vita, viene costretto ad andare ancora più lontano: a Shanghai. Nella metropoli cinese Harry precipita ancora più in basso, in preda all’alcolismo e frequentando quartieri malfamati, dove, in una fumeria d’oppio, incontra Marcelle (Dorothy Mackaill), una ballerina di cabaret che aveva conosciuto a San Francisco, diventata una tossicodipendente.

Tra i due si crea una relazione tumultuosa, che però li porta ad aiutarsi vicendevolmente per redimersi. Si sposano e si trasferiscono nei pressi di Honolulu alle Hawaii, creando una piccola piantagione di ananas. Ma da New York arriva la notizia che il padre di Harry è in punto di morte: il giovane deve quindi scegliere se rimanere con Marcelle o ritornare ai suoi obblighi di famiglia. Questo film contribuisce a promuovere allo status di star entrambi i giovani protagonisti. Di origine irlandese, George O’Brien (1899-1985), già volontario nella marina statunitense durante la prima guerra mondiale, dopo una breve esperienza come pugile, grazie al suo bell’aspetto e alle doti atletiche tenta la strada di Hollywood, raggiungendo il successo nel 1924, anno in cui, nel mese di agosto, escono contemporaneamente due film di cui è protagonista: “The Man Who Came Back” e “Il cavallo d’acciaio” (“The Iron Horse”) di John Ford.

Se nel western fordiano la gagliardia e il tono naïf di George O’Brien contribuiscono molto efficacemente a creare una simpatica figura di giovane eroe americano, in “The Man Who Came Back” l’attore dà vita a un personaggio alla deriva, anche se, come dice il titolo, “ritorna”, cioé riesce a redimersi. Numerose sono le scene in cui lo vediamo ubriaco e già all’epoca la critica aveva sottolineato la violenza della sequenza in cui il protagonista fustiga Marcelle. Comunque in questo film la sua figura resta in bilico tra toni da commedia e momenti più drammatici, e in più di qualche occasione Dorothy Mackaill gli ruba la scena. George O’Brien darà un’ottima prova di capacità altamente drammatiche in “Sunrise” (“Aurora”) (1927) di F. W.

Murnau, che è considerato l’apice della carriera dell’attore. Negli anni ’30 diventa protagonista di numerosi B western, molto amati dal pubblico, ma poco considerati dalla critica. Nel dopoguerra John Ford gli affida parti secondarie di ufficiale di cavalleria in alcuni dei suoi migliori western di quel periodo. Oggi invece pochi ricordano Dorothy Mackaill (1903-1990), attrice e ballerina inglese nata a Kingston upon Hull, emigrata da giovanissima a New York, dove lavora nelle Zigfield Follies ed entra nel cinema nel 1920. Raggiunta la celebrità con “The Man Who Came Back”, grazie anche allo spazio dato al suo personaggio dalla sceneggiatura di Edmund Goulding e alla fotografia di Lucien Andriot, la sua carriera continua fino al 1937.

Nel 1955 si traferisce stabilmente a Honolulu, dove vive in un lussuoso albergo sulla spiaggia di Waikiki fino alla sua morte. Di quei luoghi si era innamorata non al tempo di “The Man Who Came Back”, le cui riprese relative alle Hawaii furono in realtà girate in California, ma durante la lavorazione del film “His Captive Woman” (1929) in quelle isole. 

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