Con Somma tutta la carica emotiva di Miller

Ci sono diversi motivi per decidere di andare a teatro. Primo: è l’unico luogo in cui, quanto accade sotto gli occhi dello spettatore, è irripetibile. Secondo: le emozioni che agitano l’animo umano sono rese manifeste e dunque palpabili. Terzo, le storie narrate sono la nostra mitologia.
Uno sguardo dal ponte, visto al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, è uno spettacolo che esalta al massimo tutte le caratteristiche che rendono la visione di una pièce un’esperienza unica: ha una drammaturgia, firmata dal grande Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico che mette la lingua, il siciliano, al servizio di un’idea: far cogliere al pubblico la dimensione veristica del testo e la sua drammatica attualità. Le emozioni sul palcoscenico sono pura carne e quindi travolgono i protagonisti e coinvolgono il pubblico. La regia, con una scenografia che delinea una sorta di ring al centro del palco, contribuisce insieme alle musiche di Pino Donaggio a creare quella atmosfera onirica necessaria per raccontare la storia di un sogno, quello americano, ma infranto. E poi c’è il cast. Sebastiano Somma, attore molto noto al pubblico televisivo, è capace, sulla scena, di conferire al personaggio di Eddie quella carica di erotica brutalità necessaria a un dramma ambientato in una New York dolente, quando lontana dalle luci della città. E se Somma è capace di trasformarsi in un King Kong accecato dalla bellezza della giovane che è cresciuta nella sua ombra, conferendo anche al corpo la camminata del pugile sconfitto dalla sua stessa passione, non è da meno la brava Sara Ricci, la moglie di Eddie, una donna del sud forte e intuitiva. Ma tutto il cast di giovani attori è di ottimo livello. Cecilia Guzzardi è la giovane rimasta orfana, che si innamorerà del biondo e attraente clandestino siciliano(un convincente Edoardo Coen). Sanguigno e ottuso il personaggio di Marco tratteggiato da Maurizio Tesei. Tragico l’avvocato, di Gaietano Amato che è voce narrante e coscienza collettiva del dramma inevitabile e infine Antonio Tallura e Matteo Muriello, tutti insieme contribuiscono alla creazione di uno spettacolo in cui l’autore ci dice quanto sia difficile uscire da quel ring che è la vita se si scontrano in esso le turbolenze ma anche gli eccessi passionali e la mentalità chiusa, rabbiosamente ripiegata su se stessa a salvaguardia di arcaici valori. Applausi in finale, prolungati e meritati.
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