Come riutilizzare creativamente gli spazi urbani dimenticati: ecco il saggio di Francesca Agostinelli

Da oggi tre giornate dedicate all’architettura

Diana Barillari
La copertina del volume di Francesca Agostinelli e la live performance nel 2013 a Udine (Foto DURIGATTO)
La copertina del volume di Francesca Agostinelli e la live performance nel 2013 a Udine (Foto DURIGATTO)

UDINE. Gaspari editore e Libreria Einaudi organizzano da oggi a venerdì tre giornate di incontri sull'architettura in Friuli: si parte oggi alle 18 con un libro curato da Francesca Agostinelli con testi di Diana Barillari e Alessandra Marin pubblicato sul riuso creatico degli spazi urbani, (prenotazione consigliata info@libreriaeinaudi.it, con le autrici dialoga Paolo Ermano) continuando domani con un'opera monografica sulle architetture di Toni Cester Toso concludendo venerdì con saggio sulla ricostruzione di Longarone dopo il disastro del 1963.

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Il volume, frutto di un pluriennale progetto di ricerca condotto da Francesca Agostinelli, mette a fuoco il tema-problema degli spazi in abbandono, un patrimonio dimenticato e in crescente degrado, di cui l’Italia è ricca e che dopo la crisi economica del 2008 e la pandemia, si è ulteriormente aggravato, consegnando alla nazione capannoni e centri commerciali, cinema e chiese, negozi sfitti, senza distinzione tra centro e periferia.

A fronte di questa infelice decrescita e in nome della bipolare ratio che incombe sulla scena nazionale, il consumo di suolo è aumentato, una stridente contraddizione che certifica uno spreco che non è soltanto legato a fattori economici, ma anche disperde quell’energia creativa di cui la collettività è portatrice.

Ecco che entra in campo l’arte per una nuova progettualità urbana, scavalcando la rigidità degli strumenti urbanistici tradizionali: l’abbandono è da tempo il campo di ricerca di architetti, fotografi, pittori, musicisti, urbanisti, performer, creativi tout court, portatori di competenze diverse, per indagare il potenziale fisico, estetico, narrativo, cognitivo, la dimensione emotiva e sensoriale degli spazi dimenticati. Dall’ urban design alla performance, dalle installazioni alla fotografia alla pittura e lo spettacolo dal vivo, l’arte ha intrapreso un dialogo aperto con gli spazi abbandonati.

Più che come oggetto l’arte si è configurata come pratica, intraprendendo strade alternative come gli esploratori di Urbex e Walkabout che si inoltrano negli spazi in disuso e attraverso una esperienza condivisa e diretta rimettono in circolazione una parte della città. Emerge con icastica evidenza la centralità di una comunità che dal “basso”, attraverso l’azione creativa, diventa parte attiva di un processo di rigenerazione che ha come strumento principale l’immaginazione. L’esplorazione produce mappe, una cartografia non codificata, che permette di ricollocare pezzi di vissuto, memorie, storie che a quei luoghi erano connesse.

Sono tre i casi studio individuati da Francesca per il suo racconto che intraprende il giro d’Italia partendo dall’esperienza di Palazzo contemporaneo a Udine (2013), quindi fa tappa a Forlì con Cicli indecisi (2012) e in Sicilia a Favara dove si è sviluppato il Farm Cultural Park (2010). Apre il volume il contributo di Alessandra Marin che auspica per le nostre città una nuova stagione di creatività e entusiasmo, per riappropriarci di una città che, grazie alla pratica artistica, possa diventare più giusta, accogliente e genuinamente sostenibile.

In conclusione una riflessione in chiave di metodologia della ricerca a opera della sottoscritta che sulle orme di Francesca-Alice nel paese delle Meraviglie, per caso e per gioco, scopre che abbiamo bisogno delle Città Invisibili.

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