Cinque giorni di folla per i libri: a Pordenonelegge «oltre centomila presenze»

Lusinghiero il bilancio tracciato dal presidente della Fondazione, Agrusti: «Una folla attorno a un libro è un gesto raro». Il direttore Villalta: «Abbiamo avuto più richieste che posti»

Gian Paolo Polesini
Stand pieni e posti esauriti agli eventi di pordenonelegge
Stand pieni e posti esauriti agli eventi di pordenonelegge

L’onda gialla è travolgente. Leggete come fosse un suono onomatopeico, ovvero che ne percepite il rumore. Ma quanta gente ha percorso Pordenone in lungo e in largo per cinque giorni? Il solito dilemma. Il presidente Agrusti: «Migliaia e migliaia, certamente oltre centomila».

Chi c’era se n’è accorto. «Una folla attorno a un libro è un gesto raro», continua il numero uno della Fondazione, «ancor più se quella folla mescola più dialetti italiani e idiomi stranieri».

Pure il meteo è stato al servizio. «Da domani diluvierà dopo una cinquina totale di sole». «Di solito basta a lui un gesto», chiosa il direttore Villalta che gli siede accanto nella chiacchiera conclusiva della ventiseiesima edizione.

Gioia e malinconia, è sempre Agrusti a ruota libera, come «quando nel mio paese Casarsa i giostrai smontavano il luna park, ma la contentezza è lecita per l’ennesima edizione con numeri inimmaginabili. I grazie ai curatori Garlini e Gasparet e alla direttrice Zin hanno un che di spontaneo, nessun foglio con gli appunti per non scordarsi le cose.

L’Arena Europa è stata l’emblema del festival, perché alla pace, alla libertà e alla pluralità di pensiero pnlegge s’inspira e trae ispirazione dalle mille voci che raccontano il loro universo, piccolo o grande che sia. E l’inno alla gioia di Beethoven, che lui compose tutto nella mente, è il canto dell’Europa che nella serata di domenica 21 settembre ha messo in ordine tutte le centinaia di riflessioni di un cammino letterario unico in Italia. «Diceva Mao che le grandi rivoluzioni iniziano sempre dai piccoli luoghi e la nostra è sempre stata una marcia pacifista con un solo scopo: creare osmosi, vitalità, reazioni, cultura. Credo che ci sia una responsabilità dei giornali, degli scrittori, dei poeti per far rinascere questo sogno europeo dal basso. E il caso di Praga, una prossima nostra meta come lo è da anni, è emblematico: il recupero della democrazia è merito degli uomini di pensiero».

Stare uniti è possibile. Magari con ideologie diverse, con proclami diversi, con aspirazioni diverse, eppure il pubblico si è messo all’ascolto, un gesto di grande importanza nell’epoca in cui nessuno presta attenzione all’altro. «Ci applichiamo tutto l’anno —spiega Villalta — sulle caratterizzazioni del festival per raggiungere una continuità culturale tale affinché da tutta la Penisola arrivi gente ad attingere alle varie modalità di sapere che mettiamo a disposizione».

Pordenonelegge non soltanto si premura di offrire buon cibo agli adulti, da sempre, diremmo, cerca di tirare su al meglio generazioni di studenti affinché il libro sia un elemento naturale, nonostante i millenial si alimentino preferibilmente di giga. «Abbiamo più richieste di posti, questo è l’unico inciampo che ci fa comunque felici».

La divisione, in quest’era grigia tendente al nero, non aiuta a fare gruppo per meglio affrontare i “dardi dell’oltraggiosa fortuna”, per dirla alla Shakespeare, ed è questo il compito sempre più arduo di un festival che ha nell’unione la sua forza. Da ventisei anni

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