Il furlano Bernardino da Bissone visto da vicino 500 anni dopo
Con una mostra fotografica e un convegno a lui dedicato parte da Tricesimo un’ulteriore stagione di studi dedicata a questo straordinario patrimonio di altari, fonti, portali, statue scolpite in pietra

Il monumentale portale dell’antica pieve di Tricesimo, scolpito entro il 1500 da Bernardino detto “il milanese”, ma anche “il furlano” perchè qui mise su felicemente casa e bottega, è considerato da sempre tra le opere d’arte più significative del Rinascimento e non solo in Friuli.
Tanto che, quando la chiesa venne riedificata nel 1784, anziché subire lo smantellamento come successo per tanti altari e portali, fu spostato quale ingresso laterale, dove oggi in tanti si fermano ad ammirare la profusione di motivi ornamentali e figurativi, di precisa valenza simbolica, eseguiti con una tecnica finitissima, che ne animano i pilastri percorsi da candelabre, abitate da uccelli, delfini, civette fino all’elegante elegante conchiglia dell’archivolto.
Oggi con una mostra fotografica e un convegno a lui dedicato parte da Tricesimo un’ulteriore stagione di studi dedicata a questo straordinario patrimonio di altari, fonti, portali, statue scolpite in pietra tra quattro e cinquecento da più generazioni di maestranze lombarde. Il progetto è iniziato nel 2020 con una serie di iniziative dedicate a Giovanni Antonio Pilacorte e a Carlo da Carona, sotto la supervisione di Giuseppe Bergamini, che hanno visto mappatura e catalogazione delle loro opere, due guide e due convegni di studio, visite guidate, conferenze e mostre e soprattutto restauri e restituzioni.
Ora tocca proprio a Bernardino, e grazie alla collaborazione con il Comune di Tricesimo, studiosi, restauratori, con la presenza della Soprintendenza e per la prima volta anche della Fondazione Svizzera Pro Venezia, visto che questi scultori hanno operato presso i grandi cantieri veneziani, renderanno note le ultime scoperte e attribuzioni che spaziano per l’intero Friuli.
Un’attività documentata soprattutto nelle chiese, a partire dalla basilica di Aquileia, dove Bernardino lavora nella Tribuna magna, al duomo di Venzone, al portale della Loggia di Udine, oggi custodito ai Civici Musei di Udine, suo ultimo lavoro.
Bernardino fu inoltre attivo a Venezia, dove opera in Palazzo Ducale accanto ad Antonio Rizzo e secondo nuovi documenti scovati da Vieri Dei Rossi, la sua famiglia è in Friuli già a metà del Quattrocento, contando tra i suoi parenti anche Bernardino da Morcote, cui si deve a Udine la loggia di San Giovanni e la facciata di San Giacomo, e molti altri lapicidi provenienti da Bissone, attivi in importanti cantieri quali la Loggia di Udine e il Ponte del Diavolo a Cividale del Friuli.
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