Un celebre bacio della storia: Robert Doisneau in mostra a Pordenone
Centrotrenta immagini e un documentario alla Galleria Bertoia. Al Museo civico d’arte Ricchieri Olivia Arthur con “Murmurings of the Skin”

Il Bacio all’Hotel de Ville, con quei due innamorati sospinti nel tumulto parigino, torna a ricordarci perché Robert Doisneau continua a parlare al presente: non solo per la dolcezza della scena, ma per quel suo sguardo capace di trasformare la vita quotidiana in racconto universale. È inevitabilmente quell’immagine-iconica il simbolo della nuova stagione di mostre fotografiche “Sul leggere” presentate e inaugurate venerdì a Pordenone, progetto che punta dritto al 2027, Capitale italiana della Cultura, ma che, come ha dichiarato l’assessore alla cultura Alberto Parigi, «non vuole esaurirsi in dodici mesi: vogliamo che Pordenone sia Capitale per sempre».
La città si prepara così a un percorso pluriennale, diffuso e ambizioso, che intreccia maestri storici e voci contemporanee. E Doisneau, ospitato nella Galleria Bertoia, diventa la prima lente del “binocolo” – così l’ha definito il direttore artistico Marco Minuz – con cui Pordenone prova a guardare lontano. La mostra, realizzata con l’Atelier Doisneau e la curatela di Gabriel e Chantal Bauret, raccoglie centotrenta immagini e un documentario, seguendo un percorso cronologico che mette accanto scatti iconici e fotografie meno note. «L’umanità quotidiana era il centro del suo lavoro», ha ricordato Bauret, sottolineando la scelta di valorizzare anche le commissioni industriali del maestro, fra cui il reportage del 1945 nella manifattura tessile di Aubusson, in risonanza con la storia produttiva pordenonese.
Accanto al mito francese, la scena contemporanea conquista il Museo civico d’arte Ricchieri e i nuovi spazi dei Mercati Culturali (zona ex caserma dei carabinieri). Olivia Arthur, membro di Magnum Photos dal 2013, ha accolto la sfida di far dialogare il proprio lavoro con il percorso storico del museo, “Mi piace l’energia dei contrasti: lo spazio industriale riconvertito e le sale classiche, le mie immagini accanto a dipinti e sculture”. Per il Ricchieri ha ideato “Murmurings of the Skin”, un’indagine sul corpo, sulla pelle, come territorio di fragilità e resistenza, con fotografie stampate su seta per aggiungere leggerezza e scardinare i formati tradizionali. Nei Mercati Culturali, invece, si concentra sui cinque libri che hanno segnato la sua ricerca.
Il Ricchieri ospita anche l’intenso lavoro del giapponese Seiichi Furuya: “Face to Face”, capitolo conclusivo delle sue Mémoires, è il tentativo di dare forma al lutto per la moglie Christine, restituendone la presenza attraverso il linguaggio dell’archivio. Dal 14 febbraio subentrerà l’austriaca Stefanie Moshammer.
È una stagione che cresce, costruendo connessioni fra epoche, visioni e luoghi. Come ha detto Minuz, “più mostre in più spazi” non è un semplice ampliamento, ma un passo deciso verso la nuova centralità culturale di Pordenone.
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