Piccolo festival dell’animazione, c’è anche il mago della stop motion Juan Pablo Zaramella
L’animatore da Guinness dei primati sarà a Trieste e in Friuli. Il suo corto “Luminaris”, la storia visionaria e poetica di un uomo che produce lampadine soffiando palle di vetro dalle sue labbra, è stato il film a vincere più premi al mondo, ben 324: «Sto lavorando a un film che parla d’integrazione»

Juan Pablo Zaramella è un animatore da Guinness dei Primati: nel 2018 il suo corto “Luminaris”, la storia visionaria e poetica di un uomo che produce lampadine letteralmente soffiando palle di vetro dalle sue labbra, è stato il film a vincere più premi al mondo, ben 324. Le sue opere combinano le tecniche della stop motion, usando pupazzi ma anche personaggi di carta, e della “pixilation”, l’animazione ottenuta fotografando fotogramma per fotogramma persone reali: spesso le sue storie sono immerse in contesti ordinarie, è come se un lampo fantastico irrompesse all’improvviso nella nostra vita quotidiana.
A farci scoprire il suo straordinario lavoro è in questi giorni il Piccolo Festival dell’Animazione: giovedì 20 novembre, alle 20.30 al Cinema Ariston di Trieste, vedremo insieme al regista “Luminaris”, mentre sabato 22 novembre, all’Auditorium di San Vito al Tagliamento alle 15, il festival propone una rassegna dei suoi cortometraggi.
Zaramella è al PFA anche in qualità di giurato della sezione Main Competition e sabato e domenica mattina, sempre a San Vito al Tagliamento, terrà due speciali workshop di animazione. Il suo stile ha al centro una parola chiave imprescindibile, “creatività”: «Amo esplorare l’animazione ai confini dei fattori tecnici che la condizionano», racconta al “Piccolo”. «Come scultore e illustratore mi piace improvvisare, ma l’animazione di solito ci obbliga a eseguire freddamente quello che abbiamo pianificato in pre-produzione. La stop-motion mi pare dia più spazio alla creatività, e ancor di più la “pixilation” dove tutto sembra fuori controllo. Mi piace confrontarmi con queste situazioni rischiose: a volte può essere stressante ma permette di trovare nuove dimensioni creative».
Al festival vedremo anche il suo ultimo corto “Pasajero”, che si concentra sull'animazione di figure di carta: cosa la affascina di questa tecnica?
«A volte pianifico i miei film basandomi su alcuni aspetti tecnici che voglio sperimentare, e in questi casi il processo creativo consiste nell’esplorare quella tecnica finché riesco a connetterla con un’idea narrativa. A volte invece parto da una semplice storia e decido com’è meglio realizzarla. Nel caso di “Pasajero” il processo è stato indiretto: volevo riflettere sulla percezione superficiale che abbiamo delle altre persone in uno spazio pubblico, mi sono ricordato dell’esperienza fatta con la tecnica del “paper standing” nel mio film “Onion”, del 2016, e ho pensato che era perfetta per “Pasajero”».
È vero ha scoperto delle origini italiane?
«La mia famiglia è arrivata in Argentina da San Donà di Piave, vicino a Venezia. Non ho molte informazioni su di loro perché hanno lasciato il Veneto intorno al 1890, ma mio nonno diceva che nella nostra famiglia c'era un eroe di nome Leopoldo Zaramella, e a quanto pare c'è una strada che porta il nostro cognome pe il suo aiuto durante la guerra con l'Impero austro-ungarico».
Quali esperienze e tecniche esplorerà nei suoi workshop al Piccolo Festival dell'Animazione?
«Parlerò di quasi tutte le tecniche, ma sempre dal punto di vista creativo e narrativo. Ovviamente tratterò la stop motion e la pixilation. È un workshop che punta a collegare l'animazione con il fattore più importante: la creatività. L'ho sviluppato nel corso degli anni, ripensando al processo creativo dei miei diversi film e cercando di analizzare come sono nate le idee, per aiutare i giovani a trovare il proprio modo di esprimersi».
A quali nuovi film sta lavorando?
«Ho due progetti: il primo è “I am Nina”, un lungometraggio in stop motion con pupazzi che parla dell'integrazione tra persone provenienti da contesti sociali diversi, dell'identità e della convivenza tra culture differenti. Il tema sembra difficile ma è un film per famiglie, delicato ma anche molto divertente e brillante. Il secondo è un cortometraggio, “Anamorfia”: è un nuovo film in pixilation che stiamo sviluppando con una ballerina e coreografa argentina, Lucía Bargados, cercando un approccio narrativo diverso dalla pixilarion di “Luminaris”, più fisico e legato all'espressione del corpo».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto








