I 30 anni dell’Alligatore, Carlotto: «È invecchiato ma tornerà anche nel prossimo romanzo»

Appuntamento domenica con lo scrittore a Lama e trama a Maniago. «È come un bn brano di Albert Collins: Born Under a Bad Sign»

Oscar D’agostino
Massimo carlotto sarà protagonista domenica a Maniago
Massimo carlotto sarà protagonista domenica a Maniago

Un romanzo noir, cupo e malinconico. E una riflessione sul tempo che passa: l’Alligatore e i suoi amici invecchiano, portano cicatrici, ma continuano a lottare per la verità in un contesto sempre più corrotto. Massimo Carlotto racconterà venerdì 21 novembre a Maniago, al festival Lama e Trama, il suo più celebre personaggio, protagonista del suo ultimo romanzo.

La storia è ambientata in un inverno freddo nel Nord-Est italiano. Loris Pozza, un criminale d’affari, coinvolto in truffe, falsificazione di fatture e operazioni finanziarie illegali affida all’Alligatore il compito di consegnare un milione di euro per ottenere il rilascio della sua amante moldava, rapita. Nonostante il riscatto venga pagato, la donna non viene liberata, e cresce il sospetto che sia morta. L’Alligatore, insieme ai suoi soci Max “la Memoria” e Beniamino Rossini, decide di avviare un’indagine non autorizzata per scoprire la verità e dare giustizia.

Trent’anni di Alligatore, e un nuovo caso a distanza di otto anni...

«Non ho mai abbandonato i personaggi, sono trascorso 8 anni, avevo una storia da raccontare. Mi interessano le trasformazioni antropologiche di un territorio».

Dal romanzo emerge un Veneto molto più criminale e appare anche la mafia ucraina.

«Più criminale di un tempo per due motivi: da una parte c’è un’infiltrazione più incisiva dalla parte delle mafie estere; dall’altra il territorio è cambiato. Abbiamo un’illegalità diffusa che sta diventando un fenomeno che si estende a macchia d’olio. La mafia ucraiana è scomparsa dai radar da quando è cominciata la guerra; nessuno ne ha più parlato e scritto, perché bisognava nascondere il fatto che il governo di Kiev è profondamente corrotto. Adesso è scoppiato il bubbone e speriamo che se ne torni a parlare».

Il personaggio otto anni dopo è molto più malinconico. E gli capita anche un evento tragico...

«L’Alligatore è invecchiato, non ho mai nascosto l’età di un personaggio, per raccontare bene il tempo, per l’importanza della memoria e dell’esperienza. Non sono mai stato d’accordo con gli scrittori americani che hanno sempre eterni trentenni, che non cambiano mai. È un Alligatore più stanco, più vecchio, che vede che il mondo non è migliorato, che deve prendere decisioni sulla vita e sul lavoro».

Nei romanzi i protagonisti non sono ne troppo buoni, ne troppo cattivi...

«Sono cambiate le regole, non ci sono più paletti, tutti mentono. Viviamo in una società basata sulla menzogna, in un Paese in cui la criminalità è una cosa seria, c’è un sistema criminale che la regge».

Non è stata facile prendere la decisione di fare uscire di scena un personaggio...

«Non è stato facile, ho messo un post sui social in cui chiedevo ai lettori di non raccontarlo. O andavo verso la fine della serie, oppure la rilanciavo. Una perdita dolorosa per i personaggi, ma devo dire anche per l’autore».

Trent’anni fa avrebbe immaginato di dare vita a una serie così lunga?

«Avevo progettato un personaggio per una serie, però non immaginavo dopo trent’anni di essere ancora qui a scriverne. Tra l’altro è il secondo personaggio pìù longevo della storia del giallo italiano dopo Sarti Antonio di Loriano Machiavelli».

In questo romanzo ha poi recuperato alcuni personaggi dei precedenti romanzi.

«Mi sono chiesto: ma se vivono nello stesso territorio vuoi che non si conoscano? E quindi ho intrecciato i loro destini e continuerò a farlo»

C’è molta musica nei suoi romanzi, come mai?

«Peraltro è l’unica serie in cui alla fine c’è una playlist: è una richiesta dei lettori. Su Spotify c’è una sezione intera. La musica è una modalità di narrazione profondamente blues e malinconicaa, emozionata e vissuta. L’Alligatore è un ex cantante di blues che ha perso la voce in galera».

Se lei dovesse descriverlo con una canzone, quale sceglierebbe?

«Un brano di Albert Collins, Born Under a Bad Sign».

Rassicuriamo i lettori: è in arrivo un altro Alligatore?

«Sì, ci sto lavorando. Uscirà il prossimo anno»

Da cosa prende lo spunto quando decide di scrivere un nuovo libro?

«Sono un osservatore della realtà, scelgo fatti poco raccontati, li mescolo alla finzione e viene fuori un romanzo».

Il fuggiasco, Arrivederci amore, ciao. E l’Alligatore in tv: è soddisfatto delle varie trasposizioni cinematografiche e televisive?

«Sì, sono sempre stato soddisfatto, ho appoggiato tutte le iniziative. La serie televisiva poi è il migliore risultato possibile che la Rai poteva realizzare». 

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