Bisio: «Aspetterò il mio Godot in rete assieme a Gigio Alberti»

La nuova web serie dell’attore tratta da “Ma tu sei felice?” di Federico Baccomo «Un ibrido tra lettura teatrale e serie online, darebbe bello poi portarlo a teatro»

Adriana Marmiroli

C’è chi in questi giorni si è asserragliato in casa e ha sospeso ogni attività. E chi ha reagito passando all’azione. Claudio Bisio è tra questi. Consumato in pochi giorni il piacere dello stare in famiglia e dei tempi lenti e vuoti, non ha retto l’inattività. E da qualche giorno lo va dicendo via social ad amici e followers in video postati su Facebook e Instagram: «Ho una sorpresa, sto tornando». Sullo sfondo un telo verde, in primo piano un libro – Ma tu sei felice? di Federico Baccomo (ed. Solferino) –, di spalle una testa riccioluta che inquadra l’attore con un cellulare. A brevissimo – assicura – verrà svelato di che si tratta. Una promessa che ha incuriosito anche noi.

«All’inizio la quarantena non mi è pesata – spiega l’attore –. Ritmi blandi, riposo, la prospettiva di avere tempo per le cose sempre rimandate. Tutte le mattine una bella pedalata (niente di illegale: la bici non esce, è ferma, montata su un rullo). Molte partecipazioni per attività di solidarietà e letture estemporanee in streaming. La divisione con moglie e figlio dei lavori di casa: per esempio ho scoperto che mi piace stirare. Mi sono buttato anche sulla cucina: ho imparato a fare il pane, la pasta, i ravioli. Ho messo mano ai libri mai letti, ho visto quanti più film potevo di quelli dei David. Poi mi sono stufato». Ed erano passate solo due settimane.

«Mi mancava la progettualità – spiega –. Certo lavoravo su vari progetti. Ma con Skype e Zoom non è la stessa cosa e soprattutto erano lontani nel tempo». Sull’orlo della classica crisi di nervi, gli è venuto in mente il libro di Baccomo, su cui aveva già iniziato a lavorare: facile da mettere in piedi anche «in clausura». «Si tratta di lungo dialogo serrato, cinico e stupido, tra due manager che in un bar chiacchierano a ruota libera. Una specie di Aspettando Godot ridicolo e dark con finale a sorpresa. Mi ha dato uno scopo e riempito le giornate». Ottenuto il benestare dell’autore, ha coinvolto Gigio Alberti, «con Rossi, Storti, Catania, Orlando e Sarti, uno dei “Comedians”: sempre rimasti amici».

Certo c’era qualche problema tecnico. «Gli impedimenti logistici di due interpreti che non possono incontrarsi erano superabili, però le nuove tecnologie…». Con Alberti stava discutendo che fare quando il figlio, che studia graphic design al Naba di Milano, si è offerto di dare una mano. Avevano trovato il regista. Ed ecco una stanza in Casa Bisio e una in Casa Alberti trasformate in set con tanto di sfondo per il chroma key, luci di fortuna, microfoni.

«Abbiamo pronta una decina di episodi su venti. Pensiamo di iniziare a metterli in rete a giorni, a partire dal nostro ruspante backstage. Abbiamo fatto un lavoro molto artigianale ma ne siamo soddisfatti. A modo suo è una novità: un ibrido tra lettura teatrale e serie web. Da vedere a puntate o intero, e che sarebbe bello portare davvero a teatro». —



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