Benvenuti nell’Avaro di Molière: i soldi a volte sono un fardello

Il popolare attore toscano propone la rilettura di Chiti del capolavoro senza tempo Il tour friulano: domani in scena al Pasolini alle 20.45 e mercoledí al Sociale

Paola Dalle Molle

Rappresentato per la prima volta nel 1668, L’avaro di Moliere torna in scena con la regia di Ugo Chiti e trova nell’interpretazione di Alessandro Benvenuti, un nuovo e irresistibile Arpagone di bruciante modernità. La pièce che in passato è stata adattata e interpretata dai più grandi registi e interpreti, andrà in scena per il circuito Ert, a Casarsa della Delizia, al teatro Pier Paolo Pasolini, domani, martedì 5 febbraio, alle 20.45 e a Gemona, al teatro Sociale, mercoledí 6 febbraio alle 21.

«Il pubblico – ha spiegato Benvenuti in una recente intervista - avrà occasione di vedere un Avaro fitto di sorprese. Un Avaro diverso dalla tradizione, dunque. Infatti, il confronto con un testo così rappresentato ha spinto sia me sia il regista Chiti a scavare nei personaggi e nella struttura dell’opera per liberarla dagli stereotipi e restituirla nuova, ma autentica. Così la prima particolarità sta nella scrittura. Chiti ha genialmente operato una riduzione del testo, che presenta varie lungaggini e irresolutezze, con un lavoro tanto intelligente quanto “furbo”, nel senso più alto del termine. Ha, infatti, inventato un prologo e un epilogo che sostituisce quel finale sostanzialmente irrisolto dell’opera di Molière. Per lo spettatore che conosce bene il testo, dunque, una bella sorpresa». Tra gli attori in scena, il nucleo storico dell’Arca Azzurra Teatro, composto da Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti e Lucia Socci, cui si uniscono Gabriele Giaffreda, Paolo Ciotti ed Elisa Proietti. Alessandro Benvenuti, conosciuto dal pubblico televisivo come l’adorabile Emo, il «caposquadra» dei vecchini detective de I delitti del Bar Lume, la serie tratta dai romanzi di Marco Malvaldi, riporta sul palcoscenico l’amara e irresistibilmente comica storia dell’avaro Arpagone, dei figli Elisa e Cleante e del domestico Valerio.

«Il mio Arpagone – ha ancora spiegato l’attore nel corso della tournée in giro per l’Italia – non è connotato da un’età anagrafica, quanto da un’età dello spirito. Se si parla di denaro, è un giovane, riguardo ai sentimenti è un vecchio. È davvero molto, e volutamente, diverso da tutti gli altri Arpagone che ho visto». Un Avaro attualissimo? «Nel senso che i soldi hanno un peso a volte insopportabile. È un’acuta riflessione sulle malattie del denaro. E per questo il ritmo è incalzante, proprio come la finanza. In un attimo si spostano capitali, con un clic si guadagnano e perdono interi patrimoni e alla stessa velocità corrono ombre, paure e ossessioni assolutamente classiche ma terribilmente moderne».

«Abbiamo seguito con grandissimo rispetto la vicenda, i tempi e la lettera del classico – ancora Benvenuti in una recente intervista –, ma allo stesso tempo vedrete una versione del tutto innovativa. Se vogliamo più sentimentale, psicologica, ma solo per amplificare il sarcasmo e le intenzioni di Molière». —



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