Batman “sorvola” Udine per i suoi 80 anni, senza superpoteri

Nell’ambito del ciclo "Incontriamoci in biblioteca", martedì 28 maggio alle 17.30 in sala Corgnali alla biblioteca Joppi di Udine, si terrà l'incontro: "Buon Compleanno Batman!". L'intervento è a cura di Francesco de Stefano in collaborazione con la Mediateca “Mario Quargnolo” di Udine e con l'introduzione del direttore della Biblioteca Romano Vecchiet.
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Nel 1939, sull’onda del clamoroso successo di Superman, primo supereroe dei fumetti, nasceva Batman. Al pari di Superman, L’Uomo pipistrello apparve per la prima volta sugli albi “Detective Comics” della Dc Comics. Anche il suo “boom” fu strepitoso e, dopo ottant’anni, la leggenda continua.
Fu seguito da una schiera di altri personaggi dello stesso genere, ma Batman è Batman, impareggiabile, l’unico supereroe privo di superpoteri: «È molto intelligente, atleticamente preparatissimo, ma – spiega Francesco de Stefano – può fare sempre e solo appello a risorse umane, anche se spesso tecnologiche e raffinatissime, quali gli ingegnosi marchingegni che realizza con il fedele maggiordomo Alfred». E possiamo tuttavia definirlo un supereroe, perché «avere superpoteri è una condizione sufficiente, ma non necessaria».
Batman (all’anagrafe Bruce Wayne) nasce da un trauma infantile: testimone, da bambino, dell’uccisione dei genitori durante una rapina, decide di vivere per combattere il crimine.
E diventa un modello: invece di trascorrere l’esistenza macerandosi nel dolore o, all’opposto, godendosi la vita (avrebbe potuto farlo, vista la fortuna ereditata dal padre) si prodiga per la giustizia. Superman diceva che i superpoteri implicano la super-responsabilità morale di soccorrere chiunque sia in pericolo o vittima di soprusi. È da semplice uomo, invece, che Batman si fa carico volontariamente e totalmente di questa responsabilità.
Dai fumetti, Batman è passato al piccolo e al grande schermo. Memorabile la serie cult televisiva americana della seconda metà degli anni Sessanta con Adam West (nei panni di Batman) e Burt Ward (Robin, il giovane compagno d’avventure): arrivò in Italia tardi, già datata, negli anni ‘90, ma un fan purista come de Stefano apprezza tuttora quel Batman “pop” che ricalcava bene le atmosfere dei creatori Bill Finger e Bob Kane e dei fumetti anni ’60 e ’70.
«È senz’altro, almeno un po’, una questione nostalgica – ammette de Stefano –, ma la svolta dark impressa da Frank Miller dal 1986 non mi ha mai convinto, perché in generale ha accentuato gli aspetti violenti e vendicativi del personaggio, incidendo anche sulle sue motivazioni morali, rese più ambigue e discutibili».
Batman, infatti, è stato trasformato da Miller in un vigilante che usa la forza sin troppo liberamente: un aspetto che è stato poi enfatizzato dai due film di Tim Burton (ricorre quest’anno il trentesimo anniversario del primo, intitolato semplicemente “Batman”) e, ancor più, dalla trilogia del “Cavaliere Oscuro” di Christopher Nolan: «Tutte pellicole – fa notare de Stefano – alle quali poi il fumetto si è adeguato, anche per far presa sul pubblico più giovane».
A proposito dei film, il nostro esperto e appassionato ha comunque parole di apprezzamento per quelli di Burton, «nonostante la loro vicinanza con la svolta impressa da Miller». Ma «noi batmaniani della prima ora non possiamo non avversare il Batman di Nolan, pur riconoscendo il valore cinematografico: infatti, il tradimento sia dell’Uomo pipistrello originario sia dei protagonisti collaterali è esagerato, ci sono deviazioni talmente grosse nella natura e nelle origini dei personaggi che diventa davvero difficile accettarle».
Qual è il valore di Batman e del fumetto in genere per i giovani d’oggi? «Se negli anni ‘50-‘60 i genitori (ma non solo i genitori) avversavano i fumetti, accusandoli di essere diseducativi, poi si è capito che possono essere un utilissimo sfogo d’immaginazione. Leggendoli, inoltre, si diventa a propria volta creativi e, soprattutto, si riesce facilmente a mantenere la consapevolezza della distinzione fra realtà e fantasia. Cosa invece assai più difficile nel mondo virtuale in cui sono immersi adesso i ragazzi».
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