Andò: «Ecco perché Eduardo ha vinto la sfida con Pirandello»

Dopo una serie di repliche in regione arriva al Giovanni da Udine, da oggi 15 febbraio al 17, “Ditegli sempre di sì”, uno dei primi copioni di Eduardo De Filippo in una messa in scena diretta da Roberto Andò con Felice Imparato e Carolina Rosi. In cui si racconta del ritorno a casa di Matteo Murri dopo un anno di reclusione in manicomio. Guarito ma anche no, ma ossessionato dalla verità delle parole e delle cose che si dicono. Una scelta, questa di Andò, piuttosto singolare per un testo non minore ma certamente giovanile, ancora vincolato al repertorio farsesco della Compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta che lo mise in scena nel 1928. «Sicuramente – spiega Andò – come molte delle cose del periodo iniziale, caratterizzate anche dal legame con Peppino attore e poi anche drammaturgo più versato sul genere dichiaratamente comico, questo copione risente di quel clima con un’ascendenza farsesca che a me comunque non dispiace perché ha qualche cosa di irresistibile, cioè il tema della follia rovesciato – chi è veramente il matto? – che ti consente di abbandonare il codice farsesco e di mettere molto più in luce malinconia profondità verità che sottendono questo rapporto tra malattia e normalità».
E lo spettacolo vive della forza di una recitazione mai macchiettistica o dichiaratamente comica...
«Sottolineerei ancora – continua Andò – questo rapporto con la cultura europea, che arriva in Italia proprio grazie a Pirandello di cui anche questo copione sente l’influenza. Se uno pensa al tema delle follia e della normalità che c’è in uno dei giganti della cultura europea del novecento, Thomas Bernhard, ecco quel clima li io lo ritrovo, pur con tutte le attenuanti del divertimento, nel copione di Eduardo. Cui, proprio per questa ascendenza farsesca, si potrebbe applicare quel È una tragedia? È una commedia?, titolo di una novella molto acuta proprio di Bernhard. Nel senso che si ride molto, ma alla fine si rimane molto ma molto nel dolore».
Che cosa rende così attuale e universale Eduardo?
«Nel cammino del ’900, confrontandosi con Pirandello, Eduardo ha vinto, perché il teatro di Pirandello alla lunga a volte risulta quasi impossibile per il linguaggio, per quel troppo di pensiero che spesso inficia la concretezza dei personaggi. Cui viceversa Eduardo punta, con grande profondità e capacità di leggere i caratteri umani, in particolare di quella borghesia piccola che vive nei suoi lavori, a volte raggiungendo il capolavoro, mescolando spericolatamente commedia e dramma».
Cosa ci riserva il suo futuro cinematografico, dopo il “Bambino nascosto” con Orlando?
«Un film ambientato negli anni ’20 con Ficarra e Picone, che interpretano una coppia di filodrammatici e con Toni Servillo che impersonerà Pirandello: si incontrano in treno e succedono cose sorprendenti». Titolo provvisorio La stranezza. —
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