Anastacia esplosiva fa cantare Tarvisio

TARVISIO. A ciascuno il suo, va detto, e non ce ne vogliano i letterati se citare Sciascia può apparire eccessivo, il fatto è che nessuno sa fare il pop come gli americani e tra loro pochi hanno l’energia di Anastacia. In piazza Unità, a Tarvisio per il secondo appuntamento di No Borders Festival domenica sera, la sua musica ci ha messo giusto qualche attimo a scaldare il pubblico, oltre duemila persone.
L’attesa, certo, conta molto. Otto anni, piú o meno, lontana dal pubblico sono tanti, e soprattutto senza sapere che cosa ne sarebbe stato della sua carriera e della sua vita quando, senza nascondere niente al mondo ha annunciato che si sarebbe fermata per curarsi da una malattia fin troppo nota.
«Quando mi sono dovuta fermare - ci aveva detto da Bucarest - non sapevo per quanto sarebbe stato, né che cosa avrei dovuto affrontare. Non avevo idea di quello che sarei stata dopo e se ci sarebbe stato un dopo». E l’affetto, piú che la curiosità dei suoi fan di rivederla sul palco, gioca un ruolo fondamentale in questo tour europeo che arriva a Tarvisio alle sue ultime tappe di un successo travolgente. «È tantissimo che non torno su un palco, e “Resurrection” raccoglie una serie di brani che riportano questa lunga attesa e l’intensità del ritorno alla vita.
Ci sono molte storie dense e spirituali, molte emozioni, è un lavoro carico e denso di significato, come se molte cose fossero state compresse per un lungo periodo e ora finalmente vengono fuori». L’assetto del palco è relativamente essenziale, lontano dagli stereotipi fosforescenti dei suoi colleghi, tutto si gioca sulla relazione e sull'energia. Il ritmo di “Left outside alone” imprime la tensione della serata, sostenuto da una band stratosferica, «ho la fortuna di aver trovato dei musicisti davvero splendidi - ci dice - nessuno ha atteggiamenti da prima donna, non lo sopporterei, e sono tutti musicisti straordinari».
Ed è il rapporto con il pubblico che cerca in questo tour, lo cerca, lo stimola, lo insegue, addita, sorride, saluta, accenna qualche battuta in italiano, racconta di sé, di quello che è stata, e di cosa ha fatto, prende fiato e poi riprende con la tensione di una musica diretta allo stomaco.
Stupisce quanta energia ci sia dentro una donna che stenta ad arrivare al metro e sessanta, spaventano i tacchi vertiginosi, e la disinvoltura su cui si muove. La voce, poi, è quella che l’ha fatta conoscere al mondo, nessuna è capace come lei di spingere il suono dal basso, facendogli assumere una tensione “black"” diversissima dagli acuti di testa di tanti suoi emuli.
I suoi successi accendono la serata, Anastacia è all’acme, scatenata. Corre. Ecco “Paid My Dues” e “I’m Outta Love” che segnano la differenza incolmabile fra lei, la Anastacia Lyn Newkirk di Chicago, quella “little lady with the big voice”, la piccola signora dalla grande voce, e il resto del mondo pop. Non rimane altro che stare ad ammirarla.
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