Amori e altre rivalità ‘O Connor e Zendaya, le star di Challengers
La performance dei due attori è il vero punto di forza del film: luci ed ombre della nuova creazione di Luca Guadagnino

Tashi, Art e Patrick. Lei, lui e lui. Spingendo sulla sintesi, Challengers è tutto qui. La storia triangolare di due giovani amici, diversi come il ghiaccio e il fuoco, che restano folgorati dalla stessa ragazza: la divina Tashi Duncan, imminente superstar del tennis americano.
Anche Art e Patrick fanno i tennisti, anche loro hanno talento, ma il meglio delle capacità agonistiche lo utilizzano (e non smetteranno di utilizzarlo) contendendosi le attenzioni dell’ape regina. Set dopo set. Torneo dopo torneo. Anno dopo anno (si va dal 2006 al 2019). Chi segnerà il punto decisivo, in campo e nella vita?
Se Challengers non portasse la firma di Luca Guadagnino, sarebbe un onesto dramedy per adolescenti maliziosi.
Uno di quei prodotti sexy-romantici che strizzano l’occhio alla tribù di TikTok. Regia e sceneggiatura, però, viaggiano altrove. Mirano all’autorialità. Ed è proprio questo che non funziona: il cortocircuito tra “semplice” e “altisonante”.
Da una parte abbiamo un film concentrato sulle dinamiche dell’attrazione e del desiderio, dove lo sport diventa metafora e dove nulla richiede sviluppi tortuosi, dalla parte opposta abbiamo l’effetto-Guadagnino: una struttura narrativa che spezza continuamente il flusso del racconto, rendendo faticoso distinguere i piani temporali (affidatevi alle acconciature di Tashi!), e un esibizionismo espressivo che “imbottisce” oltremisura lo sguardo degli spettatori (soggettive acrobatiche, inquadrature anarchiche, montaggio nervoso, ralenti estenuanti).
Troppo lungo e troppo compiaciuto, non ce ne voglia Guadagnino, Challengers presenta comunque un elemento davvero degno di memoria: la performance di Josh ‘O Connor, di Mike Faist e, ovviamente, di Zendaya, fanciulla prodigio del terzo millennio tanto quanto lo è Tashi Duncan. Anzi: molto di più.
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