Ambra poliziotta nella fiction a Trieste e poi il relax sulle montagne friulane

ERICA CULIAT
Un cast raggiante di generosità. Pier Belloni, il regista, che si definisce mattacchione e quindi a Trieste, città di mattacchioni o “matti” per eccellenza, si trova a suo agio. Maurizio Tini, il produttore Vela Film, il responsabile fiction Mediaset Angelo Florio e poi loro. Le stelle de “Il silenzio dell’acqua”, Ambra Angiolini e Giorgio Pasotti. Hanno accolto i giornlisti con sorrisi e disponibilità. Sono in regione dal 18 giugno per girare questa fiction in otto puntate che andrà in onda su Canale 5 la prossima primavera (una produzione Rti-Velafilm, con il sostegno del Mibact - Direzione Generale Cinema e di Fv Film Commission). I bagagli li faranno il 24 settembre. Mediaset è quasi di casa ormai. Per Pasotti è un ritorno a distanza – girò nel 2001 il video di Elisa “Luce, tramonti a nord est” – così come per Belloni che una ventina d’anni fa era nel backstage della pubblicità dell’amaro Averna girato in Piazza Unità.
Ma anche Ambra Angiolini non scherza. A parte una casualità neanche percettibile, «non ci avevo mai pensato», il suo legame con Udine, non diretto, ma riflesso. Il suo ex compagno Francesco Renga infatti è nato a Udine e il suo attuale compagno, Massimiliano Allegri, tecnico della Juve, aveva allenato l’Udinese.
«Quando devo staccare la spina – dice – penso sempre a questi vostri luoghi, frequento le vostre montagne da anni».
E poi passeggiando per Trieste, la sua immagine giganteggia sui muri perché sarà presente con “La guerra dei Roses” nella prossima stagione della Contrada.
«Non me l’aspettavo… Mi sono sentita fiera».
È la sua prima volta in una fiction. «Chiedevo di farne una, ma non succedeva, eppure sono nata in tv», ma finalmente la cosa è andata a segno. Sia lei sia Pasotti hanno dovuto fare un provino, «per capire che possibilità c’erano anche nello sviluppo dei personaggi», è intervenuto il produttore.
Quello che andremo a vedere sarà un giallo scritto da Jean Ludwigg e Leonardo Valenti. Pasotti sarà Andrea Baldini, vicequestore del commissariato di Castel Marciano, un borgo costiero inventato nel nome, metà Duino, metà Muggia, una futura meta turistica ha buttato lí Ambra, dove tutti si conoscono. Luisa Ferrari, l’Angiolini, invece, è il vicequestore della omicidi di Trieste. Due caratteri opposti che dovranno collaborare per scoprire cosa sta dietro all’omicidio di una sedicenne. Andrea è lacerato tra il suo essere poliziotto, amico, perché nel borgo conosce tutti, e padre.
Luisa invece è fredda e distaccata. Vuole risolvere in fretta il caso e andarsene, «chiudo addirittura le tende per non vedere il mare, perché guardarlo è una perdita di tempo. Pier mi ha aiutato molto a mostrare questo fastidio di essere a Castel Marciano».
Due personaggi che escono dagli schemi classici della fiction poliziesca perché diverso è il modo di raccontarli e non ci sarà neanche la classica storia d’amore tra colleghi.
È stata una scelta, ha raccontato il regista, «non era necessario contaminare la storia. È invece richiesto agli attori regalare una parte di se stessi; in questa storia c’è un coinvolgimento forte, anche con lacrime sincere».
Dopo la fiction, gli appuntamenti di Ambra nell’immediato saranno i suoi figli, la scuola (va avanti e indietro da Brescia) e un film per il quale spera non ci siano più contrapposizioni tra i sessi. #MeToo docet. -
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