Altro che emozioni e colpi di scena “Greenland” è una stanca telenovela

«Se non puoi salvare il mondo, proteggi la tua famiglia»: alla tag-line bastano 10 parole e una virgola per dire tutto, al film servono 119 minuti. Abbastanza interminabili. 119 minuti dentro cui ti aspetti di trovare un disaster movie, cioè il ghiottissimo corrispettivo cinematografico dei pop corn appena sfornati, e invece trovi una telenovela con qualche scintilla d’azione. Una telenovela scritta male, per giunta.
“Greenland” non è “Independence Day” e non è “Twister”, purtroppo, e l’ennesima catastrofe con cui deve misurarsi la terra (dopo il Covid-19, signore e signori, ecco la furiosa cometa Clarke!) viene sovrastata da una catastrofe che allo sceneggiatore Chris Sparling sembra ugualmente spaventosa: il matrimonio in crisi di John e Allison. Riusciranno i nostri eroi a raggiungere l’unica safe zone a prova di apocalisse, cioè la Groenlandia del titolo, assieme al figlioletto diabetico? E, per la gioia di Chris Sparling, riusciranno a volersi di nuovo bene?
Ora: “Greenland” ha versato un po’ di preziosa benzina nel serbatoio vuoto del box office, questo gli va riconosciuto, ma tanta altra benzina andrebbe versata nel serbatoio dello storytelling hollywoodiano. Urgentemente. I “disaster movie” sono ghiottissimi, lo dicevamo all’inizio, peccato che siano anche il genere più saccheggiato dai tempi dei fratelli Lumière. E quando la mancanza di originalità non è compensata da una qualunque forma di brillantezza, narrativa o stilistica, il déjà vu pesa il doppio.
Gerard Butler e il regista Ric Roman Waugh, reduci dall’orribile “Attacco al potere 3”, hanno deciso di riprovarci. Chissà perché. E chissà perché la bella Morena Baccarin si è unita alla rimpatriata, lasciandoci il glorioso ricordo della sua Vanessa Carlysle nei due “Deadpool”. Sarà il fascino (devastante) della cometa Clarke? —
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